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Rally salvi grazie ”all’interesse nazionale”, ma senza pubblico

Il nuovo DPCM del Governo Conte non ferma i rally

Rispetto alla bozza definita la sera precedente, che avrebbe voluto imporre forti restrizioni a tutti gli “sport di contatto”, limitandone la pratica e le attività extra allenamento solo ai professionisti (intesti come tali dal Diritto del lavoro vigente in Italia, che prevede contratto, stipendio e contributi versati), il braccio di ferro notturno tra presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i presidenti di Regioni, ha prodotto una versione modificata e alleggerita di alcune restrizioni. I rally sfuggono al fermo nazionale grazie all’iscrizione ad un calendario nazionale da parte della federazione sportiva riconosciuta dal Coni, come era stato per il precedente DPCM.

Nel DPCM del 24 ottobre 2020 (valido dal 26 ottobre al 24 novembre prossimo) si legge, alla Lettera E: “Restano consentiti soltanto gli eventi e le competizioni sportive, riconosciuti di interesse nazionale, nei settori professionistici e dilettantistici, dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva; le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra partecipanti alle competizioni di cui alla presente lettera sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva”.

La dicitura che salva le corse e diverse attività sportive segue al diktat della prima riga del Decreto, che di per sé, senza la successiva specifica, cancellerebbe con un colpo di spugna la precisazione di Aci Sport del 16 ottobre che corregge il Governo Conte sulla presunta amatorialità dei rally: “Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive degli sport individuali e di squadra, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato“. Questa frase, da sola, rappresenta l’anticamera di un nuovo potenziale lockdown non solo sportivo. Col nuovo DPCM viene cancellata anche l’interesse regionale che era presente nel precedente. Per fortuna, però, non esiste un calendario regionale di rally.

Rispetto al DPCM del 18 ottobre scorso, però, è necessario sottolineare l’obbligo della totale assenza di pubblico anche nelle manifestazioni all’aperto: “…Ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico…”. Dunque, importante più che mai rispettare l’imposizione, seppure discutibile e discussa anche in passato, per il bene delle diverse competizioni che si svolgeranno grazie a delicati equilibri creati dagli organizzatori con le autorità territoriali. Rischiare di causare l’annullamento o di creare difficoltà solo per una incontenibile voglia di disobbedire potrebbe costare conseguenze care, anche perché i DPCM si stanno evolvendo in forma sempre più restrittiva a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.

Infatti, l’articolo 11 del DPCM prevede: “Il prefetto territorialmente competente, informando preventivamente il Ministro dell’interno, assicura l’esecuzione delle misure di cui al presente decreto, nonché monitora l’attuazione delle restanti misure da parte delle amministrazioni competenti. Il prefetto si avvale delle Forze di polizia, con il possibile concorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e, per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, dell’Ispettorato nazionale del lavoro e del Comando carabinieri per la tutela del lavoro, nonché, ove occorra, delle Forze armate, sentiti i competenti comandi territoriali, dandone comunicazione al Presidente della Regione e della Provincia autonoma interessata”.

Quello che lascia perplessi di questo nuovo DPCM è la Lettera G: “Fatto salvo quanto previsto alla lettera e) in ordine agli eventi e alle competizioni sportive di interesse nazionale, lo svolgimento degli sport di contatto, come individuati con provvedimento del Ministro per le politiche giovanili e lo sport, è sospeso; sono altresì sospese l’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto nonché tutte le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto, anche se aventi carattere ludico-amatoriale”. Lecito pensare che, se i numeri dei contagi dovessero continuare a correre, i primi ad essere fermati saranno gli sport di contatto, senza più badare alla amatorialità o all’agonismo. E i rally fanno parte, per un errore normativo, della lunga lista nera che include gli sport i contatto. Equivoco grazie ad una relazione – discutibile – elaborata dal Politecnico di Torino.

Per quanto riguarda i rally internazionali, quale potrebbe essere il Rally di Monza valido per il WRC, nel DPCM firmato dal premier Conte sono indicati i seguenti obblighi: “Al fine di consentire il regolare svolgimento delle competizioni sportive di cui alla lettera e), che prevedono la partecipazione di atleti, tecnici, giudici e commissari di gara, e accompagnatori provenienti da Paesi per i quali l’ingresso in Italia è vietato o per i quali è prevista la quarantena, questi ultimi, prima dell’ingresso in Italia, devono avere effettuato un test molecolare o antigenico per verificare lo stato di salute, il cui esito deve essere indicato nella dichiarazione di cui all’articolo 5, comma 1, e verificato dal vettore ai sensi dell’articolo 7. Tale test non deve essere antecedente a 72 ore dall’arrivo in Italia e i soggetti interessati, per essere autorizzati all’ingresso in Italia, devono essere in possesso dell’esito che ne certifichi la negatività e riporti i dati anagrafici della persona sottoposta al test per gli eventuali controlli. In caso di esito negativo del tampone i soggetti interessati sono autorizzati a prendere parte alla competizione sportiva internazionale sul territorio italiano, in conformità con lo specifico protocollo adottato dall’ente sportivo organizzatore dell’evento”.

Quindi, tutto bene? In realtà il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto, perché con l’aumento dei contagi diventa più complicato riuscire ad ottenere ambulanze e medici. E se in gara dovesse verificarsi un incidente, in questa fase diventa complicato gestire la piccola emergenza visto che tutti gli ospedali stanno cercando di sopperire alla seconda ondata di Covid-19.