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Lettera aperta ad Alberto Battistolli

Alberto Battistolli

Una regola, tra le poche, che ci siamo dati è quella di tenere le opinioni separate dalle cronache, così nel racconto finale del Rally delle Azzorre 2022 ci siamo limitati ad un ironico “alla Colin McRae” parlando dell’uscita di strada proprio nel finale e tralasciando volutamente l’arrivo. Qui, invece, mi siano concesse le opinioni, seppure in antitesi con qualche mio affermato collega un po’ rock e un po’ punk…

Alberto complimenti, da appassionato. Perché in un mondo perbenista come il nostro, in cui i giornalisti non devono dire parolacce, tu me l’hai tirata due volte in poche centinaia di metri. Alberto ma ti sei visto? E mink… hai fatto un capolavoro!

A parte l’ottima gara condotta con Simone Scattolin, proprio lì, ad un soffio dal termine, arrivi benissimo e… sbagli. Sbagli ma non vanifichi. Un’incertezza che dura una frazione di secondo, forse meno. Ti geli ma non ti blocchi, privo di apparenti emozioni come se nulla fosse riparti.

Hai il vetro rotto. Non si vede nulla. Tu stesso pensi e dici “forse abbiamo perso una ruota”, che quando ti ho ascoltato ho capottato io dalla scrivania ridendo (mi spiace, perdonami). Come un piccolo aspirante Colin McRae – che però viene da un Paese in cui la stragrande maggioranza dei giovani rallysti sognano di fossilizzarsi in un Campionato nazionale e diventare tanti piccoli Paolini Andreucci, ma poi non vogliono correre se piove e non vogliono sporcare di fango le scarpette – sei ripartito e hai onorato lo spirito del rally. Non ti sei perso d’animo, hai tenuto aperto nella massima incertezza, con una ruota che andava da una parte e una ruota che andava dall’altra. Non hai vinto, ma hai vinto. Ti sei comportato come si sarebbe comportato uno dei miei eroi.

Sei arrivato nono, eri settimo. Potevi perdere tutto, hai fatto il possibile per salvare il salvabile. E lo hai salvato. E qui mi hai fatto esclamare di nuovo Mink… Sì, con la “k” Alberto, perché mi hai inorgoglito ed è rafforzativo di un concetto, che ci tengo a ribadire pubblicamente, tanto è noto che non faccio marchette e dico in modo chiaro ciò che penso: non sei stato solo bravo, sei stato spettacolare, ci hai messo il cuore e la tecnica. E sei stato anche simpatico. Hai osato e ti ha pagato. E ha pagato anche noi, perché ci hai fatto divertire tantissimo. E un italiano non lo faceva da tantissimo tempo. Più o meno da quando hanno introdotto le franchigie e hanno cambiato le assicurazioni…

PS: i giornalisti non dicono parolacce, ma io l’ho detta, e tu come hai fatto a non fartene scappare neppure una?