Rally di Monza, la paura della neve e quei MonteCarlo da 5000 km
Lungi da noi polemizzare sull’annullamento della PS12 della finale del WRC 2020, ma ci chiediamo legittimamente cosa ne sia rimasto dello spirito che allietava, ad esempio, quei Rally di MonteCarlo con neve e 5000 chilometri di percorrenza. All’epoca, si trattava di una settimana di gara nella neve con sfide tra Lancia, Fiat ed Opel. Vetture non paragonabili a quelle di oggi e a cui avevano anche limitato i chiodi.
Era il 1977 e come ogni anno il Rally di MonteCarlo apriva il Campionato del Mondo Marche. Una gara importante, una gara da sempre ritenuta la più valida della stagione sotto ogni aspetto tecnico e sportivo. Quell’anno la battaglia era a tre: da una parte la Lancia con le sue Stratos e la Fiat Abarth con le 131, che proprio nel Principato vennero lanciate un anno prima, dall’altra la Opel con le Kadett GT/E. Poi. qualche privato molto ben assistito o in possesso di vetture competitive.
Il rally si annunciava nevoso (come nevoso era annunciato il Rally di Monza 2020) e che, proprio per questo, veniva preparata con dovizia. Sul percorso del rally erano caduti caduti metri di neve, tanto che si parlava della necessità di annullare qualche prova speciale. E non perché i concorrenti volevano che venissero annullate, ma per discutibili scelte contenute nel regolamento particolare di gara, che se l’anno prima avevano contingentato le gomme, nel 1977 prescrivevano chiodi montati solo sulle parti laterali del battistrada, lasciando libera quella centrale. Inoltre, Il numero complessivo dei ramponi non poteva essere superiore a 12 per ogni 10 centimetri.
Risultato? In quell’occasione, i big hanno dovuto studiare d’accordo con le Case di pneumatici (in primo piano la nostra Pirelli) il problema, spendendo tempo e denaro. Le coperture realizzate per quel rally non vennero ovviamente usate in altre gare e questo causò un inevitabile aumento dei costi. Ma come si vede ci fu uno spirito comune, un’unità di intenti, la volontà di gruppo e sportiva, per risolvere il problema, per affrontare e superare la neve. Non una prova speciale, ma una gara di 5000 chilometri innevata e corsa anche di notte. Che mica si dormiva in albergo…
Cosa successe in quella edizione? Il MonteCarlo fu annullato? No. Fu mutilato delle sue PS innevate? No. Con un po’ di suspense e qualche emozione, tanto per tenere svegli gli uomini della Lancia, Sandro Munari, Silvio Maiga e la Lancia Stratos Alitalia conquistarono il loro ennesimo successo nel Principato. Fu una vittoria splendida, resa ancor più bella dal maltempo. Un successo, tra l’altro triplo, per il gruppo Fiat visti i dai piazzamenti della 131 Abarth e delle Seat 124.
Le vecchie cronache, oltre alla vittoria di Munari, ci raccontano che, in quell’occasione, tutti i favoriti uno alla volta, malgrado l’apparenza di una lotta appannata, uscirono di scena. Dàrniche, Frequelin, Rohrl, Nicolas, Pinto, Alen, Verini, Bacchelli furono costretti al ritiro. Ma era il Rally di Montecarlo. Era il rally, con il suo spirito magico. Una gara in grado di dimostrare ancora una volta la sua durezza: dei 230 equipaggi al via soltanto un centinaio terminò la prima tappa. Si corse ugualmente. Fino alla fine. Perché arrivare in fondo era una vittoria per tutti. Perché questo era lo spirito del rally. “Motorsport is dangerous” per definizione. In alternativa, per gli amanti delle chicanes ci sono gli slalom. Belli e divertenti. Ma, appunto, un’altra cosa.