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Montecarlo e la mancata strage sulla PS Saint-Geniez

Rallye MonteCarlo 2022 Saint Geniez-Thoard

Era chiaro ed evidente fin dall’inizio, che sul piano dello spettacolo visivo, ci saremmo divertiti con la nuova generazione di vetture della categoria regina del mondiale. Quando a guidarle sono i migliori piloti del mondo, il divertimento non è in discussione, se poi questo regolamento porterà nuovi costruttori e rilancerà la categoria, sarà il tempo a dircelo.

Per chi non si limita all’aspetto puramente esteriore delle cose, era altrettanto chiaro ed evidente, che il percorso del Montecarlo 2022 sarebbe stato deludente. La neve nelle prove delle Alpi Marittime scarseggiava già negli anni ’90 e tranne rarissime occasioni, le edizioni degli anni 2000 e del decennio successivo, ne diedero la conferma. I nomi, quelli mitici ed altisonanti, non mancavano: Turini, Col san Roch, Col de la Couillole, Entrevaux e Sisteron con la sua Fontbelle, erano lì con il loro carico di storia ed aneddoti, ma i nomi da soli, non fanno il mito. Ormai, anche la gara più famosa del mondiale, quella dove il gradino più alto del podio vale una stagione, è stata definitivamente spogliata delle sue caratteristiche principali.

Per chi vuole la vittoria, capacità d’improvvisazione ed adattamento non sono più doti così fondamentali eppure è come se la gara sia animata da una forza superiore che vuole dimostrare al mondo che nulla è cambiato ed i 2km di neve sul Col de Fontbelle sono stati il giudice di pace di questo Montecarlo asciutto per il 99% del suo percorso. Lassù a 1300 metri abbiamo vissuto momenti che ci hanno esaltato ed emozionato, abbiamo visto primattori e comprimari in difficoltà ed abbiamo pensato che se su ogni prova fosse stato così, non sarebbe stato poi male.

Così la mente è tornata indietro, non di anni, ma semplicemente di qualche settimana e dal cassetto della memoria sono uscite le immagini delle varie sessioni di test pre-gara. Neve, ghiaccio, verglas, asfalto asciutto, uniforme, rotto, sporco, insomma il menù tipico che ha fatto la fortuna del “Monte” e che i vari Team hanno cercato e trovato, non sulle montagne dietro Monaco ma bensì a Lachamp Raphäel e Burzet in Ardèche, a Saint Disdier, Corps, Valbelle e sul Col de Garcinets, quest’ultime tutte località intorno a Gap e coinvolte dalla manifestazione fino al 2021.

Siamo sempre alle solite, i problemi d’identità dei Rally arrivano dal formato di gara, sempre più omologato, sempre più piegato al volere di pochi che comandano e che hanno completamente perso di vista il lato sportivo. È innegabile che la lotta sul filo dei secondi di quest’anno, sia stata esaltante, ma è altrettanto innegabile che lo siano state anche le rimonte di Darniche nel 1979, di Vatanen nel 1985, di Toivonen nel 1986 o di Loeb nel 2006. Montecarlo è da sempre il faro del Mondiale, ha spesso tracciato il solco da seguire per tutti, come quando, in una situazione del tutto simile a quella attuale, nel 2009, uscì dal WRC per entrare nell’IRC e fare la gara a modo proprio.

Ad aggravare la situazione ci si mette anche una direzione di gara inaccettabile ed altre scelte discutibili che hanno portato ad un episodio che ha dell’incredibile al quale ho assistito personalmente. Nella ripetizione della prova di Saint-Geniez (nell’immagine RallyMaps.com), a circa un chilometro dalla partenza della speciale, quando il sole inizia a scendere e non passa più nessuna auto da corsa da qualche minuto, il pubblico inizia a defluire sotto gli occhi dei commissari che non battono ciglio.

Passa ancora qualche minuto e dalla sezione totalmente interdetta agli spettatori e non vigilata in alcun modo, inizia a scendere contro prova, una lunga colonna di vetture, almeno 10. La scopa però non è ancora passata e quindi le auto vengono fermate e fatte accostare su una piazzola, mentre altre si mettono a margine della carreggiata quando all’improvviso arriva a tutta velocità, la Citröen DS3 di Jean Luc Morel e Mireille Toti, arrivati in partenza dell’ultima prova di giornata dopo aver pagato 19 minuti di ritardo ad un Controllo Orario ma ancora regolarmente in gara.

San Rally ci ha messo una mano e si è evitata per puro casi una tragedia immane, un episodio indegno anche per la peggior gara della parrocchia e che stona in maniera pesante con i tanto sbandierati sistemi di sicurezza messi in atto dal WRC stesso per evitare rischi per il pubblico. Delle 24 edizioni che ho visto dal vivo, questa è stata senza dubbio una delle più deludenti e che rischia di essere un colpo di grazia che un appassionato di Rally fa fatica a digerire, perché possiamo raccontarcela quanto ci pare la favoletta che i tempi sono cambiati e non si può fare più nulla, un giusto compromesso si può sempre trovare e non è di certo quello visto quest’anno.

Te lo dico dal profondo del cuore, caro Montecarlo cosa aspetti a tornare a recitare il ruolo che ti compete?