Vai a Rallylegend e ci lasci il cuore
Vai a Rallylegend e ci lasci il cuore. E non fa nulla se nel 2021 era un “pelino” più compattato di due anni prima. Rallylegend è stata una festa, anzi un bagno di salute, mi pare il termine più appropriato, anche nel disgraziato anno 2020 del Covid-19. E non è questione di San Marino o Roma, piuttosto che un posto che volete inventarvi a vostro gusto. E’ la forza della creatura di Vito Piarulli e Paolo Valli. Rallylegend è Rallylegend, così come Sanremo era Sanremo e, con tutto rispetto per il Rally Italia Sardegna, non potrà essere replicato altrove, se non tra Liguria e Toscana.
State pensando che sia un’eresia paragonare Sanremo a Rallylegend? Non pensatelo. Non li ho paragonati. Li ho tirati in ballo entrambi perché a differenza dei magnifici rally attuali, un po’ tutti uguali, le due gare prima citate hanno (di Sanremo è giusto dire che ha avuto, quando era Mondiale) un’anima propria. Sanremo brillava di luce propria. Rallylegend brilla di luce propria e non si lascia adombrare da inutili protocolli e pericolosa burocrazia. Organizzare una gara richiede sì competenza, ma soprattutto fantasia. E in questo, il Legend è difficilmente battibile.
Quella di Rallylegend è la ricetta da esportare perché è una manifestazione completa, amata a San Marino, in Italia e pure all’estero. Ospita grandi campioni e “piloti normodotati”. E’ a misura di appassionati. Si corre (quasi) con tutto. E’ un continuo di sorrisi, saluti, scambi di informazioni. Hai sempre la scusa per stare insieme a qualcuno. E il fatto che sia criticatissima è la chiave del suo ancor più grande successo. E poi le macchine… Ne vogliamo parlare? Intanto ci sono più WRC qui che nel CIWRC, il Campionato Italiano dedicato a queste macchine. E l’Italia è il Paese in cui c’è il maggior numero di WRC di proprietà. E poi Gruppo B, Gruppo 4, WRC Plus. E tutte quelle migliaia di persone al freddo, al vento e sotto la pioggia. Irriducibili. Innamorati del Legend…
Non è possibile pubblicare un’immagine un po’ borderline come la vediamo in tanti altri rally che, se è Rallylegend, si attivano una marea di detrattori, con tanto di laurea conseguita tra YouTube, Google, Facebook e TikTok. Rilassatevi, la sicurezza era curatissima, persino troppo per i miei gusti, che però ho sempre lo sguardo vigile alle misure messe in campo dagli organizzatori delle gare in cui vado. E in questo caso non si possono muovere critiche. Anzi, è giusto fare i complimenti al lavoro svolto dai commissari e da tutti gli ufficiali di gara.
La gendarmeria sammarinese notoriamente scherza poco con le infrazioni, ma anche loro facevano parte della festa di Rallylegend. Però, passeggiando nel parco assistenza ascolti il capo dei gendarmi che spiega ai suoi sottoposti che “in quella Ford, c’è il papà di Craig Breen… Voi siete giovani, non potete ricordare le emozioni che ci ha regalato quando ero giovane io” e poi gli spiega anche che “Craig è quello che ha firmato adesso per M-Sport. Due anni con la ibrida di Ford”. La Puma. La passione la respiri nell’aria, che ogni tanto si colora con qualche fumogeno.
E poi guardandoti di qua e di là, puoi dire “ciao Gigi”, “Ave Tonino”, “ciao Miki”, “Francois un selfie?”. E poi gli stand ricchi di ogni meraviglia che tenta qualunque appassionato, dai modellini selle Seat 124 a 5 euro alla Delta S4 di Cerrato battuta al prezzo fulminate di 60 euro. Sabato sera festa. Ma festa vera. Discoteca. Le note escono dalle dite della bella deejay e Galli, De Filippi, Biasion, Delecour, Zivian e tutti gli altri sono lì, insieme, insieme a te, a bere un drink. Insieme a te, ad ascoltare musica. Un saluto, un sorriso, una battuta. Qualcuno si lamenta dell’età, dei gradi degli occhi che vanno. Tutti aspettano la ventesima edizione. Pure Flaviano Polato, che questa volta la 126 l’ha maltratta davvero. Perché… è così, vai a Rallylegend e ci lasci il cuore.
Credit photo: Elio Magnano