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Rally dei Laghi: c’è un testimone sulla ”questione” soccorsi

Rally dei Laghi: c'è un testimone sulla ''questione'' soccorsi

Quattro giorni dopo la replica degli organizzatori del Rally dei Laghi e tante parole, fiumi di parole spesso fuori luogo, riversate tutte insieme a mo’ di cloaca nel Bar Facebook, non quello in cui si beve il miglior rom dei bar di Caracas, ma quello in cui ti si avvelena il fegato più o meno ogni volta che lo apri, emerge un’interessante testimonianza diretta che porta a riaprire la questione dell’incendio in gara. Esatto, c’è un testimone. Si tratta di Andrea Saredi, che correva con il numero 43. Il suo racconto rimette in discussione molti aspetti e sicuramente rappresenta un contributo importante in una fase in cui anche la Procura Federale Aci Sport pare interessata alla vicenda.

Federica Mauri ha denunciato diverse omissioni ed errori, oltre che mancanza di solidarietà umana, l’organizzatore ha successivamente replicato, chiarendo l’intervento del mezzo con la pompa non funzionante non previsto sul piano di soccorso della gara e respingendo le accuse.

Il nostro obiettivo è quello di fare ricerca investigativa e trovare elementi, testimonianze e quanto altro possa aiutare a ricostruire l’accaduto per fugare ogni dubbio su come sono andate le cose (ben vengano testimonianze dirette). Tra le dichiarazioni della Mauri emerge: “Provo a pensare e l’unica soluzione che trovo è di farmi aiutare dagli altri equipaggi con i loro estintori, così chiedo il cartello SOS al commissario, visto che il mio era già bruciato, e salgo fino alla carreggiata, mi metto in mezzo e alzando il cartello cerco di fermare gli equipaggi. Passano i numeri 40 e 41, mi vedono, mi schivano e accelerano”.

Federica Mauri prosegue dicendo: “Successivamente si giustificheranno con versioni differenti: non mi hanno vista, mi hanno vista ma non hanno visto il cartello SOS, hanno visto una situazione di confusione che non sono stati in grado di decifrare. Evito di commentare. Dopo mezz’ora di nulla assoluto, quando ormai rimane poco da salvare, arriva un furgone della decarcerazione, cerca di mettere in funzione la pompa e indovinate un po’? La pompa non funziona. Dopo un’ora forse anche di più, quando della nostra R3 rossa e gialla è rimasta solo una scocca grigia e bruciata, arrivano i Vigili del fuoco”.

La dichiarazione dell’organizzatore

L’organizzazione del Rally dei Laghi interviene in serata con un comunicato da cui abbiamo estrapolato questa parte dichiarazione, da confrontare con la versione della Mauri, ma soprattutto con quella della nuova testimonianza che abbiamo trovato e di cui parliamo di seguito. “Subito dopo il commissario presente sul posto prova a comunicare qualcosa alla direzione gara ma, chiaramente agitato, non riesce a dare informazioni comprensibili scrivono gli organizzatori della gara -. Così accade per altre due volte per un totale di tre tentativi di comunicazione. Alla quarta volta, a messaggio più chiaro, viene dato ordine dalla Direzione di Gara di far entrare la squadra di Decarcerazione-Anticendio che si trova ad inizio prova”.

“Per agevolare l’arrivo del mezzo, viene deciso di sospendere le partenze e non la prova così da garantire che le vetture ancora in strada possano liberare la sede il più velocemente possibile. Nello stesso momento la Protezione Civile in servizio lungo il percorso, comunica alla direzione gara di essere presente con un un’autopompa (cosa non prevista dal piano sicurezza)”.

“La direzione gara, chiede così a quella squadra di intervenire con il suo mezzo onde accelerare le operazioni e siccome la camionetta deve percorrere un tratto di controprova, viene ordinato solo in quel momento di bloccare la PS. Questo mezzo è sul posto in soli 7’. Purtroppo però, una volta sopraggiunto, ha la pompa non funzionante e non gli è possibile operare per spegnere le fiamme che riguardano solo l’auto e pochi pressi attorno. La Protezione Civile comunque constata e conferma che non vi sono pericoli ma che è comunque necessario l’intervento dei VVFF per spegnere la vettura che ormai è già bruciata; i VVFF vengono chiamati direttamente dalla stessa PC”.

“Altro fatto contestato è il mancato stop degli avversari. Sono stati convocati gli equipaggi in questione e visionati attentamente i loro cameracar rivedendoli più volte anche attraverso fermo-immagine. Nessuno degli equipaggi ha notato la navigatrice con il segnale di soccorso. La Mauri non si trova in mezzo alla strada come da lei dichiarato bensì in una posizione effettivamente difficile da notare specie se si considera che quel punto di speciale è formato da un tratto molto veloce dove gli equipaggi arrivano in quinta marcia e affrontano il dosso sinistro tagliando la curva: ergo, lo sguardo dei concorrenti è focalizzato sul punto di corda in basso a sinistra e non in alto a destra dove lei, in mezzo ad altre persone, si è posizionata”.

La testimonianza di Andrea Saredi: numero 43

Andrea Saredi è in gara a Varese. Ha il numero 43 sulle portiere. Quindi parte dopo i numeri 40 e 41 indicati dalla Mauri. “Allora punto primo si partiva a 3 minuti e non ad 1. Prima di dire e fare informarsi grazie”, replica su Facebook in risposta ad una delle tante affermazioni. “Io ero il numero 43 e mi hanno fatto partire, quindi dal numero 35 al numero 43 sono 24 minuti. E non 7′ come si dice (in realtà, i 7′ minuti a cui si fa riferimento, l’organizzatore li attribuisce al tempo impiegato dall’autopompa per arrivare al punto dell’incidente), altra cosa: io sono stato fermato all’intermedio e si vedeva a 3 chilometri di distanza del gran fumo nero…”.

“Terza cosa: l’auto è uscita su un punto veloce semirettilineo. Quindi non vedere una naviga in mezzo alla strada e praticamente impossibile… Mi hanno tenuto fermo per 10 minuti, si presume che il numero 35, 36, 37, 38 (che in realtà si è ritirato a pochi chilometri dallo start della PS3, quindi non è transitato dal luogo dell’incidente, ndr) e 39 siano passati quando l’equipaggio stava uscendo dal bosco. Solo all’arrivo del numero 40 e 41 la naviga era sulla strada. Altra cazzata è dire di azionare un estintore interno quando un catalizzatore è posizionato sotto la macchina. Non siamo al lavaggio…”.

“Ultima cosa: io sono passato circa 35-40 minuti dopo sul posto e dei pompieri nemmeno l’ombra e la naviga aveva segni in faccia dei vetri… Sarebbe bello che prima di mettersi a fare i professori, ci si informasse su come sono andate le cose… E piantiamola di dire cazzate, che la naviga non doveva esporre il cartello SOS, ma scherziamo o cosa? L’auto brucia. Il bosco brucia. Però, va tutto bene solo perché l’equipaggio è fuori dall’auto. Ma… ?”.

Le parole di Michel Della Maddalena

Importante la testimonianza di Andrea Saredi. Lungi da noi fare insinuazioni, ma il racconto di Saredi si abbina alla testimonianza di Della Maddalena, che sul suo profilo Facebook si era sfogato, subito dopo la pubblicazione della replica del Rally dei Laghi: “Dopo 4-5 cappottoni a una velocità di 140-150 km/h, dopo che la mia navigatrice Federica sputava vetri esplosi del finestrino, far entrare un’ambulanza è una cosa superflua? Il commissario ha chiamato per ben due volte l’intervento dell’ambulanza e il capo prova ha chiesto di fermare la prova, ma l’organizzazione non ha consentito tutto ciò”.

“Se la situazione fosse stata tranquilla, che motivo aveva il commissario di essere agitato? Se io o Federica avessimo avuto qualunque tipo di malore subito dopo l’incidente cos’avremmo fatto? E l’SOS l’abbiamo esposto anche per i gli equipaggi che venivano dopo perché c’era una nuvola di fumo sulla prova speciale non indifferente e, quindi, si è creata una chiara ed evidente situazione di pericolo”.