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Nessun problema meccanico o di gomme sulla i20 di Breen

craig breen

Hyundai Motorsport non si è fermata per lutto, ha deciso di partecipare con due vetture che andranno regolarmente a punti. La squadra coreana dice di voler correre in memoria di Craig. “Passando a questo fine settimana e al Rally di Croazia, è stato chiaro dal feedback di tutte le parti interessate, della famiglia e degli amici di Craig, che lo spirito competitivo di Craig avrebbe voluto che il rally di questo fine settimana continuasse e che i suoi compagni di squadra partecipassero.

Il giorno dopo il funerale di Craig Breen si torna a parlare dell’incidente in cui ha perso la vita il pilota irlandese. Al momento non vi sono certezze, solo parole che vanno in una direzione piuttosto che in un’altra. Il risultato dell’autopsia ha escluso che Breen abbia avuto un malore. Dunque, nessun infarto e nessun ictus. A questo punto, il primo a rompere il silenzio e a mettere le mani avanti è il team principal di Hyundai Cyril Abiteboul che, in un comunicato stampa, ha dichiarato: “Per quanto riguarda l’incidente, possiamo dire che Craig stava partecipando al test pre-evento in Croazia. Le condizioni della strada erano scivolose e l’auto è finita fuori strada a una velocità relativamente bassa ed è entrata in contatto con una staccionata di legno. Un palo di questo recinto è penetrato nell’abitacolo attraverso il finestrino lato guidatore”. E gli ha spezzato il collo.

“La strada è stata chiusa immediatamente e l’equipe medica sul palco è arrivata rapidamente sul posto. James Fulton è rimasto illeso nell’incidente e i nostri pensieri vanno a lui. Stiamo facendo tutto il possibile per supportare James in questo momento. Craig è stato portato in ospedale. Per quanto si è potuto determinare, la morte di Craig è stata immediata. Hyundai Motorsport e la FIA stanno lavorando insieme per esaminare tutti gli aspetti dell’incidente – prosegue il team principal Cyril Abiteboul di Hyundai senza dare nessun tipo di dettaglio -. Per quanto si può accertare, non ci sono stati problemi meccanici, con le gomme o con l’equipaggiamento di sicurezza. La polizia locale ha completato un rapporto sulla scena”. Un rapporto in cui ha parlato chiaramente di “sbaglio del pilota nella manovra”.

Ovviamente, Hyundai Motorsport non si è fermata per lutto, ha deciso di partecipare con due vetture che andranno regolarmente a punti. La squadra coreana dice di voler correre in memoria di Craig. “Passando a questo fine settimana e al Rally di Croazia, è stato chiaro dal feedback di tutte le parti interessate, della famiglia e degli amici di Craig, che lo spirito competitivo di Craig avrebbe voluto che il rally di questo fine settimana continuasse e che i suoi compagni di squadra partecipassero. Abbiamo riflettuto a lungo su come farlo e sul modo migliore per onorare Craig. A tal fine, stiamo partecipando al rally con due auto, entrambe con una livrea speciale per onorare Craig, le sue radici irlandesi e la sua amata comunità di rally irlandesi”.

Cosa si dice in Croazia sull’incidente

I media croati, nei giorni successivi alla morte del pilota irlandese contrattualizzato con Hyundai Motorsport, si sono scatenati e hanno intervistato rallysti, ma soprattutto hanno raggiunto il luogo dell’incidente e hanno parlato con i testimoni, cioè con un gruppo di spettatori che era lì a guardare i test. Come si può rilevare dai permessi, i test erano iniziati al mattino e l’incidente è avvenuto intorno a mezzogiorno, dopo circa quattro ore. Vuol dire che Craig era passato più e più volte. Non è un’ipotesi remota che conoscesse davvero bene ogni angolo di quella strada. Fatto sta che il verbale redatto dalla polizia parla di manovra errata del pilota.

Pioveva, la strada era bagnata. Il tratto in cui è avvenuto l’incidente – tra Stari Golubovac e Lobor a Hrvatski Zagorje – è una sorta di rettilineo lungo, diviso da una curva accennata che infine svolta a destra con una curva a 90° circa. Breen era lì, ai confini occidentali con la Slovenia per provare un asfalto simile a quello che avrebbe trovato nelle ultime due PS dell’ultima tappa, che distano una quarantina di chilometri circa dal punto esatto dell’incidente.

“Non ero sul posto, ma per una serie di casualità ero vicino, a Novi Marof. Beh, conosco il punto ed è stronzata dire che è pericoloso, se qualcuno volasse là fuori mille volte, non morirebbe”. Ad affermarlo è stato il rallysta cinquantanovenne Niko Pulić, un piede apprezzato anche in Italia, che lo ha ribadito in diverse interviste. “Quella curva è stata ispezionata, la velocità non dovrebbe essere la causa della morte, non c’è nulla che suggerisca che qualcosa del genere possa accadere. Queste curve possono essere superate ad alta velocità”. Sarà, ma chi ha scelto quel tratto non deve aver notato la palizzata a bordo strada o deve averne sottovalutato le potenzialità letali.

Giusto a scartare la velocità come fattore di decesso, ma sbagliato dimenticarsi che la velocità è fattore di incidente. Poi si può morire di altro. Sulla sicurezza delle auto da rally, Pulić ha ribadito quello che tutti sappiamo “La sicurezza viene migliorata ogni anno, così come i veicoli. Dal casco, al collare Hans, al volante, alla miscela di schiuma solida che viene posta nelle porte e tra i sedili e ai bordi delle porte del guidatore e del passeggero, l’equipaggiamento protettivo che indossiamo… È incredibile quali impatti e velocità possa sopportare un auto da rally. Ma c’è sempre la possibilità di un incidente, se qualcosa vola dentro di te attraverso il vetro o di lato e ti colpisce alla testa… Ci sono stati tanti altri incidenti terribili nel rally, nella formula e in altre gare, quando l’auto è irriconoscibile quasi sempre l’autista è illeso”.

Al quotidiano 24Sata, Pulić ha rivelato: “Erano mesi che cercavano quella strada. I team ufficiali scelgono una destinazione diversa per la prova, che non deve far parte del tracciato di gara. Cercano superfici simili, condizioni meteorologiche, configurazione del terreno, ogni due, tre, quattro mesi vengono, vanno in giro e cercano, e non sappiamo quante volte sono venuti qui. Ogni test fanno fino a 50 passaggi. Quindi scelgono un percorso e testano pneumatici e auto su quella superficie. Il terreno è lo stesso ovunque nello Zagorje, nel Međimurje… Ho parlato con delle persone e quella curva è facile da vedere e non c’è logica per un pilota che si faccia male in quel modo. Ecco perché è importante far luce su tutte le circostanze. L’inchiesta dovrebbe mostrare cosa è successo fino all’ultimo dettaglio”.

“Quella strada è difficile, ma le condizioni di bagnato hanno contribuito a renderla ancora più impegnativa. Sfortunatamente, cose del genere possono succedere”, ha detto il pilota di rally croato Slaven Šekuljica.

I testimoni dell’incidente di Breen

“Eravamo a circa 80 metri dal luogo dell’incidente. Il pilota è sfrecciato, ha rallentato in curva e poi ha schiacciato di nuovo il gas, ma all’improvviso ci siamo resi conto che il rumore del motore non si sentiva più. Ma tutto sembrava normale, da lontano si poteva vedere che era volato fuori strada, ma come posso dire, niente di spettacolare”, ha riferito ai media e alla polizia un abitante di Lobor, testimone oculare dell’incidente di Craig Breen.

“Tutti ci aspettavamo che mettesse la retromarcia e tornasse in strada, ma non è successo niente. Poi è iniziato il mormorio e si è accalcata la folla, alcuni sono corsi verso la macchina. C’erano molti bambini, quindi non ci hanno permesso di avvicinarci. Presto ci hanno mandato a casa. Tutto è successo molto velocemente. Dopo l’incidente, in pochi minuti sono arrivati ​​ambulanza, polizia e vigili del fuoco. Una terribile tragedia”, racconta un altro testimone oculare ai giornalisti croati.