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L’hashtag #italianmafia e la figuraccia Tricolore di Consani

Stephane Consani, il giovane talento francese

“Tutte queste storie non ci da voglia di tornare in Italia”. Così, sulla propria pagina facebook, domenica pomeriggio Stephane Consani aveva sfogato tutta la propria rabbia in merito alla penalità di dieci minuti inflittagli per non aver rispettato l’orario di partenza nel primo passaggio della “Alpe di Poti”, decisione legata alla scarsa visibilità dovuta alla persistente presenza di polvere nell’aria.

Lì, secondo quanto riferito attraverso un verbale inviato in Direzione Gara, il francese avrebbe ritardato la partenza, presentandosi alla fotocellula giusto una manciata di secondi prima dopo essere stato ripetutamente sollecitato dal commissario competente. Un’esternazione che ha sollevato polemiche su polemiche, non certo legate ai toni utilizzati a posteriori ma ad un dettaglio che non è sfuggito ai più: il francese, attaccato dal legittimo risentimento dei molti appassionati, ha modificato il post epurandolo dal becero #italianmafia utilizzato nella prima, rabbiosa, versione.

Una modifica tardiva che non gli ha evitato qualcosa di più che una tirata d’orecchi da parte della sua scuderia – la siciliana Project Team – che, a seguito della pubblicazione dello screenshot testimone del malefatto, non ha esitato a diramare un comunicato ufficiale chiedendo le pubbliche scuse da parte del pilota d’oltralpe.

L'hashtag #italianmafia e la figuraccia Tricolore di Consani
L’hashtag #italianmafia poi rimosso dopo circa una decina di minuti

“Si sa, la rabbia è da sempre una pessima consigliera e per quanto il regolamento possa essere discutibile e migliorabile, quello è e va rispettato – avrebbe riferito qualche ora dopo il patron del sodalizio isolano Luigi Bruccoleri -. Detto questo, fermo restando che ci dissociamo senza se e senza ma da quanto riportato da Stéphane sui social, conoscendolo siamo certi che, a mente fredda, si renderà conto di aver sbagliato e rimedierà porgendo le dovute scuse. In caso contrario, valuteremo se confermare o meno la nostra collaborazione con il conduttore transalpino per il prosieguo della stagione”.

Una presa di posizione ci risulta seguirà, sempre affidata ad un comunicato stampa, da parte della Erreffe, team che ha messo a disposizione di Consani la propria Skoda Fabia R5. Il team condanna lo sfogo social del proprio portacolori, e la struttura piemontese ribadirà quella che è stata la motivazione regina del mancato rispetto delle regole: una situazione di insicurezza legata alla mancata concessione dei due minuti dalla partenza della vettura precedente.

Un privilegio concesso soltanto ai piloti prioritari – cinque – e negato al driver transalpino nonostante si sia elevato a campione sulla terra della serie tricolore 2019, legato alla nazionalità. “Durante il primo giorno di gara, concluso da Stephane in terza posizione assoluta, abbiamo più volte chiesto di poter disporre dei due minuti dalla partenza dell’equipaggio precedente, senza ottenerli. All’avvio della quinta speciale, non se l’è sentita di partire. E’ stata una sua decisione personale”, spiegano nel team.

Una polemica che ha diviso in due l’opinione pubblica, generando fazioni. La più corposa – al lordo della tremenda gaffe social del francese – è quella che ci porta a pensare che domenica ha perso il nostro sport. In ogni caso, poi, tutti sono partiti a due minuti. Per quanto sgradita e sgarbata, la protesta di Stephane è servita ad aprire un confronto sul futuro, perché il problema non è il Rally Valtiberina e quindi si riproporrà al prossimo appuntamento su terra.

Una polemica da analizzare con buonsenso e dalla quale trarre opportune considerazioni, cercando di valorizzare al meglio le proposte che arriveranno sul tavolo. Il web, intanto, si è già espresso: abolire le priorità e rendere equo il contesto in condizioni analoghe a quelle proposte dal “Valtiberina” oppure fare un passo indietro, assegnando tre minuti agli equipaggi prioritari e due al resto della compagnia. La sensazione, in ogni caso, è che qualcosa verrà fatto in proposito, dando continuità a quel dialogo tra federazione e praticanti rivelatasi decisiva nella ripartenza dei rally.