I miei dubbi sui chiodi del Rally Due Valli
O i chiodi non c’erano o fra il passaggio di Casella e quello di Zanin, il primo dei tre equipaggi che ha lamentato il problema dei chiodi, qualcuno ha posizionato degli elementi taglienti per danneggiare i tre che sopraggiungevano, appunto Zanin, Nicelli e De Antoni per rovinare loro la gara.
Chiodi e rally, un argomento vecchio come il cucco. Quasi un must, praticamente un cult. Un po’ come i chilogrammi di peso delle vetture nelle gare in salita o le strategie borderline delle scuderie che corrono in pista. E quando si parla di chiodi, certamente la memoria ci riporta a casi eclatanti: uno su tutti la famosa battaglia Lancia-Peugeot fra Cerrato e Zanussi. O il più recente “caso chiodi” capitato ad Elwis Chentre nel 2007.
Ma occorre fare un netto discrimine fra la “morale” e il piano tecnico o materiale. Innanzitutto chiunque sia appassionato di questo sport, sa che i rally sono una specialità ibrida, perché vengono svolti a metà fra prove speciali chiuse al traffico, seppur strada pubblica, e trasferimenti su tratti aperti al traffico. Partendo da questo assioma, e volendo ragionare per assurdo, una o più vetture di gara, provenienti da un trasferimento su strada aperta al traffico potrebbero incappare in dei chiodi che si trovano sulla sede stradale per motivi totalmente estranei alla manifestazione sportiva. E, come spessissimo capita, gli pneumatici potrebbero trattenere il corpo metallico mantenendo inalterata la pressione dello pneumatico stesso. Successivamente, percorrendo la prova speciale e stressando la gomma, questa potrebbe cedere, ma non significa che il chiodo sia stato preso durante la prova speciale.
Ovviamente la cosa si potrebbe verificare anche al contrario: e questo, casualmente, me lo ha dimostrato Nicelli il quale, in un video da lui pubblicato sui suoi canali social, mostra come, arrivato alla parco assistenza, lo pneumatico della sua vettura sia perfettamente in pressione con il chiodo conficcato nel battistrada. Il pilota mostra come, estraendolo, la gomma inizi a sgonfiarsi. E, sempre ragionando per assurdo, ma tenendo conto della composizione strutturale di una gara di rally (come spiegato prima) potrebbe aver preso un chiodo anche durante il trasferimento terminata la prova speciale, dirigendosi al parco assistenza.
Ma ammettiamo che i chiodi, come si ipotizza nel caso dello scorso Rally Due Valli, si siano trovati all’interno della speciale e sia stato fatto con dolo per danneggiare alcuni concorrenti e favorirne altri. Innanzitutto occorre dire che, messa così, si tratterebbe di un piano studiato per colpire una determinata classe e determinati piloti, che in questo caso sarebbero alcuni dello Junior Team Aci Sport. E perché non altri?
Beh, perché su quelle speciali e nei punti incriminati ci erano passate decine di vetture da gara prima dei tre equipaggi che hanno “subito il torto”, senza che nessuno dei precedenti abbia accusato forature. Ed erano passati anche i primi tre equipaggi dello Junior Team Aci, con i rispettivi piloti Ceriali, Carra e Casella, i quali o si saranno tenuti consciamente o per scelta di guida lontani ben a debita distanza dal “taglio” in cui gli altri hanno detto di aver trovato i chiodi oppure semplicemente i chiodi non c’erano o non c’erano ancora.
Questo presuppone due scenari: o che, appunto, i chiodi non c’erano o che fra il passaggio di Casella e quello di Zanin, il primo dei tre equipaggi che ha lamentato il problema dei chiodi, qualcuno abbia posizionato degli elementi taglienti per danneggiare i tre che sopraggiungevano, appunto Zanin, Nicelli e De Antoni per rovinare loro la gara.
Ma qui sorge un altro dubbio: o i chiodi erano tre e tutti e tre hanno colpito nel segno i destinatari a cui erano indirizzati, oppure qualcuno avrà rimosso i chiodi in più (magari messi in numero superiore ad abundantiam per sicurezza di riuscita dell’operazione di sabotaggio, non si sa mai non funzioni) oppure, ancora, sarà stato bravo o fortunato Solitro, che succedeva a De Antoni ed anche lui membro dello Junior Team Aci, il quale non ha lamentato alcuna foratura né in prova né successivamente.
Ma sempre ritornando a Nicelli, e sempre in un altro video da lui pubblicato, nello specifico il suo camera car, si vede come il pilota, nell’intraprendere la curva “incriminata” urli al navigatore che ci siano dei chiodi per terra. Orbene, Nicelli avrà anche delle diottrie perfette, ma che con la concentrazione della guida sia riuscito a scorgere dei chiodi sulla sede stradale fa nascere un ulteriore interrogativo: o i chiodi erano pezzi di ferro davvero grandi da poter essere visti dall’interno dell’abitacolo dell’auto a velocità di gara, oppure Nicelli avrà una vista invidiabile. E purtroppo, dalle informazioni che stiamo nelle ultime ore si trattava di piastre con su saldati degli elementi di metallo scheggiati in testa. Quindi, era possibilissimo vederli.
Per concludere (seppur potrebbero esserci altri aspetti da poter approfondire come ad esempio appurare se quel tratto era coperto da commissari di percorso atti a vigilare, così come gli altri luoghi su cui sempre gli stessi piloti hanno lamentato altre forature) una cosa va detta.
Il sabotaggio non è una parola corretta da usare per un caso come questo. Un sabotaggio è il caso dei tubi dei freni tagliati durante un riordino notturno, oppure un intera barra di ferro saldata con speroni come capitato a Chentre appunto. Ma se volessimo ammettere il dolo, questo sarebbe un tentato omicidio. E se sapevano in tanti, anche in concorso. Questi comportamenti vergognosi non fanno altro che allontanare i ragazzi da questo sport che di per sé è già sull’orlo del coma.
Detto questo, vorrei però “tirare” le orecchie a Davide Nicelli, perché non ha perso quando ha forato, ma ha perso quando ha lasciato solo sul podio il suo navigatore da solo al termine della manifestazione. Per me non è un atto di protesta, ma un comportamento che non gli fa onore. Perché se è vero che si vince e si perde in ogni cosa, è altrettanto vero che nei rally si vince e si perde in due.
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