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Andrea Zivian: il gioielliere e i suoi gioielli

Andrea Zivian, Rally Weiz 2021

Il gioielliere ed i suoi gioielli. Andrea Zivian, 50 anni compiuti a marzo, valenzano d’origine e reggiano d’adozione, di professione è appunto gioielliere, ma di gioielli ne sforna spesso e volentieri anche quando indossa tuta e casco. L’ultimo, in ordine cronologico, è rappresentato dal perentorio successo al Vltava, la seconda prova del Campionato Europeo Autostoriche, in Repubblica Ceca. Ma gioielli sono anche l’Audi Quattro con la quale corre, così come l’Audi Quattro Historic Rally Team, ovvero la squadra nata insieme al “progetto Quattro”, undici anni fa. Pietra pregiatissima, infine ma non ultima, è il titolo continentale di classe conquistato l’anno scorso e che “Zippo” intende raddoppiare in questa stagione.

L’ottava meraviglia (per inciso, l’ottava vittoria assoluta in carriera), conquistata ad inizio maggio al rally ceco di Vltava, è maturata con il brivido. Partiamo da qui.

“Ho rotto il cambio nello shakedown: a tre ore dalla partenza, i nostri meccanici sono stati bravissimi, ma avevamo a disposizione solo un cambio di scorta. Siamo partiti con tanti dubbi, temendo che non tenesse. Poi, abbiamo impostato una strategia di gara che si è rivelata azzeccata: il primo giorno, su prove non favorevoli alla mia Quattro, abbiamo comunque vinto due prove, chiudendo terzi a 13” dalla vetta, nonostante il cedimento del semiasse (riparato alla grande, in pochi minuti, senza pagare penalità, prima dell’ultima speciale della giornata). La domenica, con prove guidate, nei boschi, piene di dossi, e con un meteo variabile, abbiamo vinto tre frazioni consecutive; azzardando le gomme da bagnato sulla quarta prova, abbiamo fatto centro, rifilando oltre 30” ai rivali: a quel punto, abbiamo gestito, incassando questa vittoria che per noi vale tanto: non solo per il campionato, ma perché è più che mai il successo dell’intero Audi Quattro Historic Rally Team. Al Vltava abbiamo messo a frutto l’esperienza maturata in questi anni, e tutti hanno fatto davvero del proprio meglio. Bello, poi, essere il primo equipaggio italiano ad iscrivere il proprio nome in questo rally, per di più per due volte consecutive”.

Hai citato il team: giusto parlare dei suoi componenti.

“Ivano Benevelli, anzi tutto: lui coordina il gruppo, è quello che tira le fila. Poi, Luca Aldini, il motorista, il mago dell’iniezione e della messa a punto delle pompe Pierburg, tanto che lo chiamano da ogni dove per sapere come mettere sistemarle. Ecco quindi i due bravissimi meccanici Matteo Baccarani (con preziosa esperienza Audi) e Matteo Mescoli. Proseguo con Lorenzo Delucchi, il nostro irrinunciabile fotografo, per arrivare a Nicola Arena e Denis Piceno, i due navigatori che si sono alternati al mio fianco in questi anni. Con Nicola è iniziata l’avventura della Quattro: con lui andammo a prendere la macchina in Svezia, nel 2011. Denis è approdato con noi negli ultimi anni: non conosceva le storiche, sta crescendo alla grande e, alla bravura ed al talento, associa una passione pazzesca per i rally (è anche un collaboratore del sito ewrc)”.

La vittoria assoluta ceca fa il paio con quella, di classe e gruppo, della prima gara dell’Europeo Storiche al Costa Brava.

“In Spagna siamo arrivati un po’ lunghi con la preparazione della macchina (abbiamo faticato a trovare i pezzi), senza fare test. Siamo partiti male – verso il quarantesimo posto dopo tre prove – e, nonostante vari contrattempi e scelte errate di gomme, alla fine è arrivato il successo”.

Andrea 'Zippo' Zivian al Vltava 2019
Andrea ‘Zippo’ Zivian al Vltava 2019

L’en-plein di successi di classe significa che siete lanciatissimi nella corsa alla conferma sul trono di categoria continentale.

“L’obiettivo è quello, ma il livello si alzato: è aumentato il numero di concorrenti, la sfida è sempre più dura. I vari Wagner e Putz sono sempre ossi duri, in più ci sono varie M3 e Sierra, per non dire della Legacy di Sainz. Tanta roba…”.

La prossima sfida, in Svizzera, quando questo numero di RS arriverà in edicola.

“Gara inedita, tutta sa scoprire. Il programma è fare le prime cinque, poi vediamo come sarà la classifica: poiché quest’anno valgono sei risultati, se dovessimo fare centro nelle prima cinque gare, potremmo saltare Lahti e fare poi solo Asturie, Elba e Sanremo. Intanto, vediamo di fare bene al Chablais, dove penseremo al successo di categoria. L’assoluta? Torneremo a pensarci, magari, in Ungheria”.

Avete riportato a Vezzano, nel vostro quartier generale reggiano, la seconda Quattro. Quella ex Latvala.

“Sì, quella che gli avevo venduto nel 2014. Ha un bellissimo telaio per la terra, l’abbiamo ripresa proprio per usarla specificamente sullo sterrato. La stiamo preparando, ma potrebbe non essere pronta per la Finlandia: per questo, ci stiamo concentrando sulle prime cinque gare e potremmo decidere, a malincuore, di rinunciare al Lahti”.

La Quattro vincente è storia degli ultimi anni. Prima, le cose erano andate diversamente: hai mai pensato di vendere anche la seconda auto e cambiare progetto?

“Altroché venderla: ho pensato di darle fuoco (e ride – ndr)! Accadde ad Arezzo, nel 2018: venivamo da anni di sacrifici, passati a fare esperimenti e lavorare duramente ed avevamo appena rifatto la macchina. All’ingresso della prima prova, la pompa si è rotta, appiedandoci. Quello fu l’apice della delusione. Ma abbiamo avuto la testa dura, abbiamo insistito e siamo riusciti a farla funzionare, anche se è stata davvero dura. Questi risultati sono il frutto della passione, della dedizione, del grande lavoro di gruppo”.

Andrea Zivian
Andrea Zivian

L’Audi come accoglie la seconda giovinezza della sua Quattro?

“In Germania pensano solo alla pista, di noi non interessa a nessuno. Ci hanno mandato una mail per complimentarsi del titolo 2021, ma solo perché erano stati subissati di messaggi dai ragazzi di Audi Sport Club Italia: loro sì che ci seguono ci tengono tanto…

Da anni, ormai, corri quasi unicamente all’estero.

“Oltre all’Europeo, che è un campionato fantastico ed in forte crescita, per il quale prevedo un grande futuro, vado oltre confine perché fuori Italia trovo cose che qui, ormai, non ci sono più. Pubblico pazzesco, un’organizzazione delle gare spettacolare: i rally sono un evento, i rally portano la gente in piazza, per partenza ed arrivo, ma anche in prova. Un’atmosfera speciale, ci accolgono a braccia aperte, ti danno tutto quello di cui hai bisogno”.

Quindi, tornare a correre in Italia non è nei tuoi pensieri…

“No, non per ora, almeno. Poi, certo, anche qui ci sono gare che meritano, come il Vallate Aretine ed il Campagnolo. Ma, in linea di massima, la mentalità che hanno in Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, per dire, qui non c’è: là, i rally si fanno per la gente, per gli spettatori”.

Stai vivendo la tua ventinovesima stagione: cosa manca, ancora, nella tua lunga parabola agonistica?

“Direi solo correre con la Subaru Impreza: mai usata, è il mio sogno e credo che sarà il prossimo passo, quando entrerà tra le storiche”.

Moderne: capitolo chiuso?

“Perché dovrei pensarci, quando posso usare le macchine più belle che ci siano?”.

Abbiamo aperto parlando di una vittoria, l’ottava in carriera: l’ultima, per ora, è anche la più bella?

“No, la più speciale resta la prima al Coppa d’Oro, nel 2010, con la Grande Punto S2000 e Ceschino al mio fianco. È la gara di casa, quella che andavo a vedere da bambino: vincere lì è stato unico”.