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Le norme Aci Sport mandano in panico i commissari: ‘Siamo pochi’

Ufficiali di gara al Rally della Carnia

Sono bastate poche ore dalla pubblicazione della nuova e opportuna normativa federale “anti-chiodo-anti-pietra-anti-frode” per scatenare nel mondo degli ufficiali di gara le perplessità sul come riuscire ad applicarla, stante il loro numero ritenuto insufficiente già per le attuali incombenze.

Piccolo mondo quello degli ufficiali di gara, perché nonostante gli Udg tutti, dai commissari di percorso agli altri addetti, siano figure indispensabili, sono pochi, sempre meno, sono tutti volontari, non hanno poteri e vengono anche ritenuti responsabili per le follie di certi elementi che si annidano nel pubblico. Responsabili nel senso che vengono portati in tribunale e anche condannati. Così, nel migliore dei casi con il lavoro ci pagano una passione e una sventura non voluta. Il tutto senza nessun supporto legale da parte della federazione e neppure norme e assicurazioni che li agevolino almeno in parte nello svolgimento delle loro funzioni.

Tornando al regolamento di Aci Sport che punta ad arginare un fenomeno purtroppo esistente e drammaticamente complicato da fronteggiare, sembra essere stata la incolpevole goccia che ha fatto traboccare il vaso della insoddisfazione e delle perplessità e sono in tanti ad averci scritto in queste ore.

Chi l’ha presa “sportivamente” dice: “Adesso, quelli che rovinano tutto, finalmente potranno fare dei calcoli sui tempi in PS, così da sapere se è il caso di mettere pietre o chiodi sul percorso… Ad esempio, su una PS lunga 20 chilometri se un equipaggio fora all’inizio potrà chiedere le pietre o i chiodi sulla strada per non perdere i 5 minuti”. Un po’ di ironia aiuta, certo, ma il problema resta. “Di questo passo pretenderanno un commissario ogni 20 metri. Però poi se ne becchiamo uno che mette pietre, a lui cosa gli succede? Assolutamente nulla”, dice a ragione Luca Romiti.

“Dopo il controllo del pubblico, adesso controlliamo anche i delinquenti e se avanza tempo proviamo anche a seguire le vetture da gara… Ma solo se avanza tempo”, ragiona Mario Rossi, che aggiunge: “E ti pareva che le responsabilità non ricadessero sui commissari di percorso? Il problema è che sono atti deprecabili e molto pericolosi che andrebbero puniti seriamente anche dal codice penale, oltre che dal codice sportivo. Ma avete mai provato a fare il commissario di percorso in un rally?”. Già, avete mai provato?

“Fate controllare di più ai commissari delle postazioni. Parla un appassionato di qualche decennio… Modestamente con qualche esperienza”, suggerisce Pier Luigi Pagni, a cui fa eco Cristian Gallio: “Sono ormai 21 anni che faccio il commissario di percorso. La prima cosa che faccio controllare sono i tagli, gli ingressi in curva… Lo faccio addirittura nelle gare di regolarità. Il problema è che in una PS, ci sono tratti scoperti, in cui non vengono posizionati commissari, dunque qualsiasi individuo può di nascosto spargere chiodi, puntine, pietre. Noi commissari siamo sempre in meno”. Non è che per caso, piuttosto che una norma, servirebbero più commissari formati e meno “responsabili”?

“Io è dal 1995 che sono commissario. Sono attivo nei servizi e sono qualificato. Che devo dire. Ho due occhi. Dietro la curva non ci vedo…”, scrive Matteo Fortunato sulla nostra pagina Facebook.

“L’ho fatto per quasi dieci anni. Un delirio è la giusta definizione del servizio. Hai a che fare con ogni tipo di soggetti: ci sono pure quelli che nonostante Carabinieri, polizia o finanza siano li a darti supporto anche solo come presenza (più spesso come figure attive) se ne fregano alla grande e fanno comunque i casini che più gli aggradano. È iniziato come una cosa piacevole nel 2003. Ma velocemente è scemato”, si legge in un’altra testimonianza, quella di Giuseppe Licheri.

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