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ERC 2023: Alba fa marcia indietro, Roma salva Italia

Rally di Alba

Nella corsa ad accaparrarsi l’Europeo, il Rally di Alba si era candidato sostenuto da una promessa della Regione Piemonte che l’ha inserita nei grandi eventi regionali. I 2,4 milioni garantiti e oggetto di furiose polemiche da parte della politica di centro sinistra piemontese saranno erogati in tranche di 800.000 euro l’anno per tre anni.

La storia racconta che il Sacro Romano Impero esisteva da prima del Ducato di Savoia, poi Regno della Sardegna. Vero anche che la storia del Sacro Romano Impero finì prima, mentre i Savoia successivamente riunificarono quei territori ormai spezzettati, depredando e rubando tutte le ricchezze del sud Italia e rendendo per un periodo Torino capitale della neonata Italia. Regno d’Italia per la precisione.

Ma non ci mise molto Roma a riprendersi il maltolto e a tornare a fare la capitale, scippando alla città della Mole prima il cinema, poi la moda e infine anche l’industria e la logistica, oltre al turismo, impoverendo sempre più un territorio, quello di Torino, che si gettò nelle braccia di una nuova famiglia reale, gli Agnelli. L’eterna rivalità tra Piemonte e Roma (non Lazio, Roma) va ricercata nella storia. Ma quella che si era creata tra il Rally di Alba e il Rally di Roma si può ricercare nella storia? Forse nella storia della rinascita del Rally di Alba, che torna nel 2001 come gara con forti ambizioni e che da almeno due anni manda in scena con ottimi risultati “prove di Europeo”, preparandosi a questa candidatura. Che in ogni caso, piaccia o no, arriverà nel 2024.

Chiariamo per i lettori più accesi e appassionati di polemiche dietrologiche che non c’è nulla di male in una rivalità tra organizzatori di gare (come fra piloti, copiloti…). Chi organizza un rally ha una società e deve fare quadrare i conti e dovrebbe farlo in realtà anche se avesse una onlus. Ma gli organizzatori, dichiaratamente, non sono onlus. Vivendo in un libero mercato, tutelato anche da leggi che regolamentano la libera concorrenza, il Piemonte aveva giustamente provato a portare avanti un progetto ambizioso, provando ad affiancare o, alla peggio, a portare via a Roma l’ERC nel 2023, un campionato secondo solo al WRC.

Una nota degli organizzatori albesi, successiva alla notizia del ritiro della candidatura del rally dall’ERC, parla di una possibile coesistenza già accettata da Aci Sport (ma poi perché mai la federazione italiana avrebbe dovuto opporsi alla consacrazione internazionale di un rally?). A noi risultava e il risulta che al Promoter prima stessero bene due gare nell’ERC, poi solo una. Forse adesso di nuovo due per il 2024. Non a caso, però, per il 2023 si è creato un irrisolvibile problema di date nel calendario gare ERC e per questo qualche riga sopra ci siamo spinti a scrivere “portare via”. Un concetto che, però, vale la pena approfondire seguendo la logica dei fatti.

La gara designata dalla Regione Piemonte per conquistare l’Europa dei rally è #RA Rally Regione Piemonte, la nuova denominazione del Rally di Alba fino ad almeno il 2025, periodo in cui riceverà il contributo pubblico come grande evento. Ma cosa è successo? All’indomani della notizia diffusa della super sponsorizzazione da 2,4 milioni di euro, i vertici dell’ente regionale sono stati investiti da un livello di polemiche da “allerta rossa”, visto che non manca poi molto alle elezioni. Il braccio di ferro è stato serrato e silenzioso e si è giocato su tavoli importanti della politica regionale. Il PD aveva attaccato il governatore del Piemonte organizzando una conferenza stampa, in cui la cifra riconosciuta veniva definita imponente.

I politici locali di centro sinistra avevano ripetutamente sottolineato con i giornalisti come i problemi del territorio della provincia di Cuneo sono altri e che il rally è “una gara, importante, ma pur sempre una gara”, facendo riferimento al periodo di difficoltà delle famiglie e citando anche il problema del caporalato agricolo che attanaglia anche il Cuneese (non solo le altre province), con extra-comunitari e invisibili impiegati in agricoltura e pagati 2 euro l’ora.

Copertina ottobre 2022

Il braccio di ferro giocato sui tavoli politici è stato silenzioso, dicevamo, ma per fortuna non ha prodotto modifiche a parte quella di portare il vice presidente della Regione Piemonte, Fabio Carosso, a ribadire il proprio impegno per il rally come per le ATP Finals (i grandi eventi sono regolati dall’articolo 15 della nuova legge regionale numero 18 del 2022) e a spiegare come sarà articolato il contributo al rally albese: 2,4 milioni in tre tranche annuali da 800.000 euro. “I tempi ristrettissimi richiesti per avere la pianificazione dettagliata suggeriscono di rinviare al 2024 l’adesione al Campionato Europeo. Da buoni Piemontesi vogliamo preparare un evento ineccepibile”.

Il punto di vista di Carosso sulle polemiche scatenate dalle opposizioni per il contributo al Rally di Alba è spiegato chiaramente su TargatoCN, quotidiano online della provincia Granda. “Il Piemonte – ha detto Carosso – non a caso è stata riconosciuta Regione Europea dello Sport per il 2022. Il mondo dei motori ci sta regalando grandi soddisfazioni. Dal trionfo di un piemontese nella MotoGP, che ci riempie di orgoglio, al riconoscimento del sacrificio e dell’impegno di tante persone che da anni organizzano il Rally di Alba, premiato con la promozione a Rally del Piemonte ed esteso alle province di Cuneo, Asti e Alessandria (…). Il motorsport fa bene al Piemonte, come il calcio, il tennis, lo sci… Certe polemiche sono sterili, perché lo sport è di tutti e se un evento è in grado di coniugare divertimento, promozione territoriale e crescita economica è bene impegarsi perché possa trovare spazio. Così è stato per le ATP Finals, il Giro d’Italia e il Tour de France. Certo, è curioso che se gli investimenti vengono fatti su eventi torinesi va tutto bene, mentre la polemica si è scatenata per uno stanziamento sulle province di Cuneo, Asti e Alessandria, tributando il giusto riconoscimento a un territorio che lavora bene”.

Per organizzare un evento come il Rally Roma Capitale c’è bisogno di circa 1,3 milioni di euro circa (fonte organizzatore Rally di Roma), quindi per il 2023 sarebbero ugualmente mancati all’appello circa 400.000 euro. Sia chiaro, che sul ritiro della candidatura abbia pesato soprattutto l’aspetto economico è solo una nostra supposizione, ma siamo orientati a credere che sia così perché gli organizzatori della Cinzano sono molto bravi e capaci, da più di vent’anni organizzano un’ottima manifestazione e conoscono bene le strade. Senza un progetto concreto mai avrebbero avrebbero avanzato una candidatura e con cinque mesi a disposizione avrebbero anche potuto pensare di fare il passo. Non è che, invece, prima i soldi era stati promessi in una unica tranche o in due e poi, in seguito alle polemiche, le tranche siano diventate tre?

In ogni caso, nel comunicato stampa diffuso dagli organizzatori della Cinzano Rally Team non viene menzionato alcun problema di natura economica. Anzi, viene sottolineato come il Rally di Alba sia stato inserito dalla stessa Regione Piemonte tra i grandi eventi regionali e che, in virtù di ciò, abbia diritto al un contributo di sostegno pluriennale (qui il comunicato stampa).

La versione degli organizzatori è che la rinuncia all’Europeo è stata generata solo dalla data di aprile, mentre loro avrebbero avuto bisogno di maggiore tempo. Ma più avanti nei mesi c’era Roma, che per tradizione si è sempre svolta a fine luglio. Sarebbe stato insensato per un calendario continentale avere due trasferte ravvicinate in Italia e, oltretutto, avrebbe sì generato un potenziale eccesso di concorrenza tra i due rally italiani validi per la serie. Calcolando una distanza temporale di almeno tre mesi tra l’una e l’altra gara, tra Roma e Alba, si sarebbe arrivati ad ottobre-novembre 2023. Gara finale dell’ERC? Perché no, ma le Langhe in primavera sono magiche.

In tutto ciò, c’è Roma. Per fortuna, c’è Roma. Perché, al di là delle avvisaglie lanciate da Max Rendina, che ha avuto a che fare, oltre che con la candidatura di Alba, anche con quelle del Sanremo e del 1000 Miglia. L’organizzatore romano lo aveva spiegato bene sul numero di ottobre 2022 di RS in edicola, la cui copertina era dedicata alla vicenda ERC, che per organizzare una gara del Campionato Europeo Rally ci vogliono molti soldi e che la volontà e la competenza, che certo non mancano agli organizzatori del Rally di Alba, non potevano bastare. Quindi, indipendentemente dal fatto che il motivo del ritiro della candidatura albese per l’ERC sia legato alla data o ad un presunto “tradimento politico”, per fortuna, c’è Roma. Perché, se Rendina avesse ritirato la sua gara, come aveva minacciato di fare, l’Italia sarebbe rimasta senza l’Europeo.

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