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CIR 2023: riflessioni, suggerimenti e considerazioni della base

Targa Florio

Meno chilometri e più rally o meno rally e più chilometri per il Campionato Italiano 2023? E come articolare la serie Tricolore? Power stage circuito cittadino o zona industriale? Gratis o a pagamento? L’editoriale #CIR2023 ha aperto un importante dibattito alla vigilia della riforma del CIR, che dovrebbe coinvolgere anche CIRA (CIRA+IRC?) e Coppa Rally di Zona. Il dibattito è aperto e tutti possono partecipare scrivendo la propria ricetta o sulla nostra pagina Facebook tra i commenti o per mail.

L’editoriale dedicato al CIR 2023 ha stimolato la base dei rally, compresi gli appassionati, che hanno mostrato una grande partecipazione in internet e sui social, confermando competenza, voglia di partecipazione e affetto nei confronti della specialità. Abbiamo raccolto le testimonianze più costruttive, quelle che potrebbero o dovrebbero offrire spunti importanti.

Salvatore Sale la pensa così: “Innanzitutto bisogna aumentare i chilometraggi cronometrati dei Coppa Rally di Zona, portando il limite da 70 km ad almeno 100 come in passato, in modo da poter rendere valido un rally di zona anche per il CIRT, CIRA o IRC, che hanno come chilometraggio limite tra gli 80 e i 100 km, così da togliere il problema delle troppe gare iscritte a calendario ed evitare figuracce come la cancellazione degli ultimi tre rally del CIRT successa quest’anno (che essendo gare valide solo ed esclusivamente per il campionato terra, moltissimi piloti che avevano corso soprattutto nei CRZ non avevano più soldi per parteciparvi)… Poi se fossi in Aci, comincerei a pensare anche ad un tetto per i chilometri di trasferimento, perché i rally con appena 60/70 km di prove cronometrate e oltre 300 di trasferimento sono diventati inguardabili…”.

“Se si fanno più trasferimenti che prove prove speciali è un problema. Poi c’è il cambio obbligatorio di sedili nuovissimi taniche, eccetera. Praticamente spese che devono sostenere i team ma soprattutto chi ha deciso di comprare una macchina per cercare di tenere vivo il rally”, afferma Calogero Vaiana che fa parte delle decine di persone che si sono espresse pubblicamente sulla riforma del Campionato Italiano Rally 2023.

“Incominciamo ad aumentare i chilometri di prove e diminuire i chilometri di trasferimento…”, fa eco Raffaele Binda. In pratica, si chiedono più chilometri di prove speciali e meno rally. Più gare di qualità. Più eventi veri, con l’anima. Stop a gare omologate, che non portano lustro alla fantasia organizzativa. In tutto ciò, però serve tendere una mano verso la base, piloti e copiloti, e verso gli organizzatori meritevoli. Meritevoli sono coloro che fanno le cose per bene e che pagano gli ufficiali di gara a fine lavoro.

Ma non solo chilometri. Si ha nostalgia di “rally con l’anima”. Si ha ha voglia di eventi veri, pieni di pubblico. “Per me ci vogliono prove più lunghe e meno gare, alcune gare sembrano dei rally sprint. Io farei 6 gare totali nel CIR di cui 2 asfalto, 2 terra, 2 mix terra asfalto”, aggiunge la sua ricetta Giorgio Bosa.

“Come mai le gare di campionato francese superano i cento iscritti se non quasi 200 a volte e i chilometri mi sembrano tanti? Bisognerebbe secondo me imparare in più credo che in Italia ci siano troppe gare. Veramente troppe”, riflette Matteo Martinelli.

“Non si può tornare all’antico, non si può continuare così. Meno gare, più chilometri di prove, poche assistenze-luna park, percorsi selettivi, distinguere chiaramente tra moderne e storiche, meno classi. Incentivi per esordienti e giovani, gare su terra anche per chi fa la Zona, se vuole vincere il Campionato. Massimo 3 passaggi e basta… Ci siamo capiti. I nostri giovani vengono emarginati dal giro mondiale anche per questo. Sperando che la gente torni a vedere questo grande sport”, aggiunge Gianluca Pardini.

Mauro Amadio chiede “Meno rally ma più qualità. Più chilometri ma meno passaggi sulla stessa PS….massimo 2. Solo rally moderni e solo rally storici. Solo CRZ, solo CIAR, solo CIRA. Basta rally con 240 iscritti”.

Troppi rally: facciamo due conti

“Il problema è che oggi le gare a partire dalle ronde fino a una gara di CIR tengono impegnati più o meno i piloti e i Team lo stesso tempo, mediamente 2,5 giorni – spiega con esperienza e cognizione di causa Gianfranco Caranci -. per cui tutti i costi vivi da sostenere da chi vi partecipa non cambiano e quando i Piloti chiedono al noleggiatore il costo al Km devono capire che in proporzione costa molto di più 1 Km della Ronde che uno del CIR perché i costi vengono ammortizzati su un numero di km della metà o di 1/4 ,se il costo del Team è di 2000€(cifra messa solo per es) e lo dividiamo per 40 Km di una ronde il risultato è di 50€/Km ma se lo dividiamo per 150Km il costo cala sensibilmente fino a 13,3 €/Km. Detto ciò e propio per questo motivo che a mio parere si potrebbe anche pensare di fare meno gare ,ce ne sono troppe,ma un pò piu’ lunghe.Es.:Un CIR su 5 rally di 150 Km di ps costa meno di uno di 6 con 120 Km di ps e si riesce a fare anche qualche Km in piu’.Una Ronde di 40 Km dovrebbe essere svolta tutta in un giorno:la mattina le verifiche e il pomeriggio la gara ,un Coppa Italia 1,5 gg e allora si abbattono i costi .Il costo delle iscrizioni hanno raggiunto numeri a 4 cifre e anche questo incide sulle iscrizioni. In conclusione gare più corte di chilometraggio ma anche di impegno piloti e team o più lunghe ma in numero minore”.

La ricetta di Gregory Matusali

Nel dibattito avviato sulla nostra pagina Facebook è intervenuto anche Gregory Matusali, apprezzato organizzatore di rally e grande appassionato. La ricetta di Matusali è la seguente: “Format consigliati ma non vincolanti per chi voglia osare organizzando gare all’altezza della promozione e del nome della specialità rispettando ugualmente i presidi di sicurezza (km liberi per chi vuole aumentare, libertà nella organizzazione logistica di parchi, riordini ecc). Reintroduzione della possibilità di organizzare prove speciali in orari notturni su sterrato. Rimandare l’introduzione dei serbatoio ad un più approfondito studio costi/benefici. Allineamento dei costi iscrizione a calendario per gli organizzatori di gare su terra a quelli delle gare titolate (per quale motivo penalizzare palesemente chi organizza si terra?) e creazione di un sistema di contributo, sgravio costi e tutela da parte della Federazione di questi eventi che sono diventati una reliquia da tutelare nel calendario rispetto agli omologhi su asfalto. Tiro l’acqua al mio mulino, certo, ma è un mulino che se smette di girare ne perdiamo tutti…”.

Il parere di Boby Stankovic

“Parlando del CIR, sotto 150 km di prove non si va da nessuna parte. Prove lunghe (come quelle del ERC e WRC), prove notturne. Stesso numero di gare asfalto/terra (70% di gare nel WRC e terra). Poi, tornate le gare di sabato e domenica. Molti team fanno venire le persone che lavorano durante settimana e poi per weekend vanno fare le gare. Così aiutate i team di trovare persone e meccanici che si guadagnano qualche extra giornata. Per che è inutile fare fino a sabato tardi che si resta tutta la notte(da rally Gomitolo di lana sono arrivato in officina a Lucca prima dei ragazzi che erano a rally di Lucca). Non fate le prove da 8 km e assistenza da 45min. Nel mondiale machine fanno primo giorno di gara senza venire in assistenza (Portogallo 120 km di prove sulla terra). E poi vogliamo parlare di 700€ iscrizione per una machina A5 per una ronde. Potrei continuare ma tanto non cambia nulla. Spero solo che italiani capiranno che al estero ci sono bellissime gare. In 3 gare in Croazia si rifanno tute le prove del WRC Croazia”.

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Copertina RS novembre 2022