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A Savigliano si parla di rally con la passione nel cuore

A Savigliano si parla di rally con la passione nel cuore

Passato, presente e futuro dei rally. In Italia e in Piemonte. Passato da ricordare per meglio comprendere un difficile presente e per evitare possibilmente di ripetere determinate storture attuali anche in futuro. Evoluzioni sì, tecnologica e dei tempi. Ma non per forza tutto deve essere peggiorativo. C’è tanto di buono nel rallysmo moderno, forse vale la pena valorizzarlo più che limitarsi a conservarlo intanto che i capelli diventano brizzolati. Una sintesi, un po’ spietata, del dibattito tenuto il 26 settembre 2020 presso la cascina Con.Te a Savigliano, sotto la regia dell’attento e sempre attivo Giorgio Berutti, gran capo della Savigliano Corse.

Con la moderazione di Carlo Riva, immersi nella mostra statica denominata Raduno Rallystico, si sono alternate le autorità locali, per i saluti di rito e per dare il loro benestare all’eventuale organizzazione di un rally o comunque di una manifestazione sportiva a Savigliano, culla del Ruota d’Oro, uno dei più antichi rally italiani anni Sessanta, il campione italiano rally 1977 Mauro Pregliasco, il campione italiano rally Gruppo N 1991 Claudio Debernardi, Evasio Liprandi (che al Ruota d’Oro c’era nel 1975 con alle note Tetti, come al San Giacomo nel 1977 con Riccardo Gatti), la copilota Elena Giovenale e in rappresentanza della nostra testata i giornalisti Sergio Zaffiro e Marco Cariati.

Se Giorgio Berutti ha lamentato i costi e gli eccessi di regole e di burocrazia, indubbiamente uno dei grandi mali del motorsport, Pregliasco ha sottolineato il romanticismo dei rally anni Settanta, gare con medie orarie decisamente più umane rispetto a quelle richieste oggi ma massacranti per vetture ed equipaggi. Gli ha fatto eco Debernardi, che a sua volta ha puntato il dito contro le eccessive velocità in gara e in curva, non dimenticando i costi esorbitanti raggiunti oggi dalle vetture “che poi sono tutte uguali, non fanno rumore e danno poche emozioni”.

In mezzo la provocazione di Evasio Liprandi: “Abbiamo una Renault 5 Turbo, la diamo gratis ad un pilota che però deve andare forte, ma davvero forte, e deve essere giovane. Non è uno scherzo: diamo la vettura, ma cerchiamo un giovane pilota che abbia un piede davvero pesante”. Elena Giovenale, copilota d’esperienza e in attività, ha rimarcato le problematiche date dagli eccessi di burocrazia che di anno in anno aumenta in Aci Sport. “Regole e cavilli e costi sempre in aumento certo non aiutano la passione”, ha detto la copilota cuneese.

Il vicedirettore di RS e “storico” addetto stampa della Meteco Corse, Zaffiro, ha raccontato di quando da giovane fu inventore dei MiniRAC in Piemonte, gare propedeutiche con una sola prova, magari di venti chilometri, corse di notte e con anche più di duecento partenti. Il segreto? “Costi bassi, la possibilità di usare l’auto di tutti i giorni, quella con cui si va al lavoro, a condizione di avere gli accessori necessari di sicurezza, come il roll-bar, cinture e sedili, tuta, casco guanti… La formula era per l’accesso alla specialità. Una sorta di prima linea che stuzzicava la passione”, ha spiegato.

Partendo, invece, dalla domanda “come si è arrivati a snaturalizzare così tanto i rally?” Marco Cariati ha ripercorso rapidamente alcune delle tappe fondamentali che hanno condizionato in negativo gli ultimi quarant’anni di agonia della specialità: una federazione che ha ereditato, senza averne le competenze specifiche, un patrimonio sportivo da Abarth, Lancia e Fiat dopo il ritiro del gruppo e lo ha disperso; costi sempre in aumento senza una serie davvero economica e di approccio alla specialità; rally sempre più lontani dai centri abitati e dalle persone e sempre più simili a banali ronde; troppe classi che generano troppi campioni solitari di scarso valore agonistico; eccesso di burocrazia.

Passato, presente e futuro dei rally. Parte da Savigliano un’opera di sensibilizzazione perché il pubblico appassionato possa ritrovare il giusto divertimento in prova speciale e, chissà, i rally possano trovare dei veri preparatori e non dei semplici assemblatori-affittamacchine. In Francia ci riescono da anni e hanno sfornato due campioni in grado di monopolizzare il WRC per 15 anni. Poche regole, chiare e più controlli mirati. Passato, presente e futuro dei rally: passato da ricordare per meglio comprendere un difficile presente e per evitare possibilmente di ripetere determinate storture attuali anche in futuro.