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Filippo Falotico: l’operaio morto a Torino che sognava i rally

Filippo Falotico

Un boato tipo terremoto e Torino, sabato 18 dicembre 2021, si sveglia ferita tra le urla dei passanti e dei commercianti. Una signora a terra, colpita da un calcinaccio. Un operaio chiama in ditta dal cellulare, urla al capo di lasciare l’ufficio e correre in via Genova, nel quartiere di Nizza Millefonti a Torino, un angolo di pace immerso nel verde, che si è trasformato in un inferno. È una catastrofe. “Sono morti tutti, davanti a me. Sono morti”. Poi qualcuno grida squarciando il rumore “respira, respira ancora, chiamate i soccorsi”, che intanto sono già arrivati. Filippo Falotico, giovanissimo pilota dilettante che sognava i rally, operaio di appena 20 anni ma molto esperto nel suo lavoro che vive a Coazze ed è originario di un paesino della Basilicata, viene trasportato immediatamente al CTO. Non ce la farà.

Pochi minuti prima sorrideva nel bar, Filippo, insieme agli altri due colleghi che, cercando di arrampicarsi mentre la gru veniva giù sono morti sul colpo: Marco Pozzetti di 54 anni di Carugate e Roberto Peretto di 52 anni di Cassano d’Adda. Erano insieme e facevano colazione. Filippo era contento mentre sorseggiava il caffè. Avrebbe finito presto quel giorno e poi nel week end sarebbe prima dovuto andare a correre a Moncalieri con gli amici, domenica 19, e poi sarebbe dovuto partire con il suo van d’epoca acquistato per pochi soldi e restaurato alla perfezione con molti sacrifici e notti insonni.

Un lavoro giunto all’ultimo?

Filippo Falotico amava stare sospeso nel vuoto. Amava il brivido e la velocità. Quello che faceva era il lavoro che aveva imparato dal papà Domenico, appena finita la scuola. Montava gru e a chi gli diceva di fare attenzione, lui rispondeva “sempre più in alto” perché a 20 anni aveva già imparato a muoversi a 40 metri altezza per fissare con i tiranti il braccio di una gru lungo 50 metri.

Suo padre ha fatto questo per tutta la vita, la sua azienda lavora spesso anche fuori Torino. Quel lavoro deve essere arrivato all’ultimo momento perché non ne aveva parlato neppure con gli amici con cui aveva appuntamento per andare a provare una macchina in pista, al kartodromo di Moncalieri.

La vita di Falotico era un rombo di motore. Sognava di correre nei rally, ma non aveva tempo, lavorava tanto, era molto richiesto per le sue capacità, quindi si accontentava di seguirli come spettatore con gli amici. Nel suo cuore i motori erano sempre accesi e lui si sfogava sempre in pista, nel kartodromo di Moncalieri, nelle cosiddette gare club. Filippo aveva solo 20 anni, troppo giovane per morire, e aveva anche le idee molto chiare sull’uomo che sarebbe voluto diventare. Un piccolo Hulk. Tutti dicono avesse un cuore d’oro.

Filippo Falotico sognava i rally
Filippo Falotico sognava i rally

Falotico Jr era molto conosciuto e stimato per il suo impegno professionale, come lavoratore instancabile. Entusiasta del suo lavoro come montatore di gru. Pochi giorni prima di morire, mentre lavorava a La Thuile, scriveva sul suo profilo Instagram: “Neve.. tanta neve, blocchi di volata ghiacciati, bulloni mezzi grippati…Ma forse é proprio questo il bello”. E ancora, tre settimane fa, a commento di un selfie con la Mole Antonelliana sullo sfondo: “Iniziare con la pioggia e finire con il sole, freddo gelido e caldo insopportabile. Ma la vista ripaga sempre”.

In tanti, tra amici e colleghi, stanno ricordando sui social Filippo con parole cariche di dolore: “Vogliamo porgere le condoglianze alle famiglie dei deceduti sul cantiere in particolare alla famiglia di Filippo Falotico in quanto nostro amico, dove quasi tutti i giorni ci salutavamo e chiacchieravamo presso la nostra sede Operativa – scrivono dalla Tekne – Ti ricorderemo per l’ottima persona che sei sempre stato e tutta la tua passione che ci mettevi nel tuo lavoro, che oggi purtroppo ti ha portato via”.

L'incidente in via Genova a Torino
L’incidente in via Genova a Torino

Cosa è successo in via Genova

Nel crollo, la gru da cantiere è finita contro un palazzo di 6 piani. Nella sciagura hanno perso la vita tre operai, rimasti incastrati sotto una parte dell’intelaiatura: due sono morti subito, Filippo è stato accompagnato in gravissime condizioni al CTO ed è morto poco dopo: lo ha ucciso un grave trauma cranico. Feriti un altro gruista, Mirzad Svrka, 39 anni, bosniaco e residente a Chivasso (Torino), e due passanti, un uomo di 33 anni e una donna di 61, ricoverati, in codice giallo, al CTO e poi dimessi in giornata.

L’incidente è successo all’altezza del numero 107. Sono intervenute quattro squadre dei vigili del fuoco con i soccorritori del 118, i tecnici dello Spresal e le forze dell’ordine. Quando all’improvviso, si è verificato il cedimento, era in corso l’assemblaggio di una gru da cantiere con l’impiego di un’altra gru. Le due gru sono collassate una sull’altra.

Era un donatore di sangue

“Un amico” e “un caro concittadino” che “ricorderemo sempre con il suo grande sorriso”. Così il Comune di Coazze (Torino) ricorda Filippo Falotico. L’amministrazione esprime il cordoglio alle famiglie delle vittime.

La Fidas (Federazione italiana associazioni donatori di sangue) di Coazze, via Facebook, parla di Filippo come di “un ragazzo con un ottimo carattere, appassionato del suo lavoro, un amico, uno dei nostri donatori di sangue”. Filippo era il più piccolo della famiglia Falotico e si alternava tra lavoro e motori. La sua passione erano i rally e domenica 19, il giorno prima di morire, avrebbe dovuto partecipare al Rally Rally Showww a Moncalieri. Il destino aveva, però, pensato diversamente.