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L’eterna lotta dei calendari rally

La stagione sta finendo e, manco a dirlo, la discussione più accesa si sposta dalle prove speciali ai calendari che stanno prendendo forma.

Il 2024 dei rallies italiani sembra più o meno definito, al momento si contano 108 eventi riservati alle auto moderne, ai quali poi si aggiungeranno almeno una quarantina di eventi per le auto storiche (di cui quasi la metà abbinati alle gare moderne). Circa 130 gare in 52 weekend, non tutti utilizzabili per ovvi motivi. Con un buon lavoro di collaborazione tra organizzatori e federazione le date, a fatica, si potrebbero anche incastrare con un gioco non certo semplice ma forse attuabile con la volontà di tutti. E’ fondamentale che ogni parte alzi lo sguardo dai propri piedi e provi, per una volta, ad aprire le vedute.

Le date provvisorie della stagione 2024 vedono alcune “zone” (ridefinite rispetto all’anno in corso) con gare ammassate in poche settimane, anche concomitanti con regioni limitrofe. Poi mesi di vuoto assoluto. Un problema importante per chi deve organizzare le giornate di ferie dal lavoro, con troppe assenze condensate in brevi periodi. E siccome il 99% dei rallysti in Italia è, seppur ad alti livelli, praticamente amatoriale che deve “rubare” tempo alla vita lavorativa, i nodi vengono al pettine.

Serve più lungimiranza da parte degli organizzatori, che non possono continuare a guardare solo entro i confini dell’orticello di casa, pretendendo di fare tutti la propria gara tra maggio e luglio. Serve aprire la mente e capire che un rally può attirare più iscritti anche se si corre al freddo o in autunno, magari lontano da gare limitrofe. Senza contare che molte località vedono di buon occhio gli eventi fuori dalla stagione turistica, fondamentali per dare ossigeno all’economia nei cosiddetti periodi “morti”.

Se le lamentele dei rallysti sono le stesse da anni, perché non vengono mai (o quasi) ascoltate o accolte? Piloti e navigatori sono il centro di un sistema intorno al quale ruota un indotto fatto di noleggiatori, gommisti, meccanici, servizi vari ed organizzatori. Già, perché senza gli equipaggi un rally non si fa. Senza rally non lavora nessuno dei soggetti elencati. E purtroppo lo si è visto troppe volte recentemente.

Salvo alcune eccezioni di date “obbligate”, troppe volte la testardaggine o presunzione ha prevalso sulla ragione. Se gli organizzatori avessero ascoltato maggiormente le richieste dei propri clienti, perché fondamentalmente quello sono i piloti, forse qualche gara si sarebbe salvata. O sarebbe partita con un numero di auto tale da non far virare la lancetta del bilancio verso il rosso.

Un organizzatore mette a disposizione della propria clientela una manifestazione che deve essere scelta tra un mare di proposte, a seconda di gradimento, tempo libero, impegni familiari o concomitanze. Chiaro che non sia facile soddisfare tutti, ma iniziare con un tentativo sarebbe già qualcosa. Fare un passo indietro per farne due avanti, ma fino a che questo concetto non sarà recepito le cose resteranno così.

La federazione, nel frattempo, pare stia a guardare. Anzi ad incassare le tasse di iscrizione a calendario delle oltre cento gare italiane, senza preoccuparsi di eventuali perdite per i prossimi anni e mostrando una lungimiranza al pari di quella di troppi organizzatori.

E’ necessario un intervento per regolamentare i calendari? Forse sì, se nessuno arriva ad un dialogo o ad una soluzione.

Perché non imporre, ad esempio, una distanza di almeno quattro o cinque settimane tra le gare valide per il CRZ della stessa zona per distribuire meglio le trasferte? O magari pensare a diverse soluzioni che possano facilitare la vita di chi fa già notevoli sacrifici economici e salti mortali per recuperare il tempo necessario a correre.

Le proposte, però, dovrebbero arrivare anche dai diretti interessati, perché il cuore del sistema sono gli equipaggi, i partecipanti.

Da parte dei fornitori di servizi, organizzatori e federazione, servono invece due ingredienti semplici quanto fondamentali: ascolto ed apertura mentale.