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RS luglio 2023: da Loris Roggia a Miki Biasion

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Loris Roggia era già 20 anni fa uomo-simbolo dei rally moderni, non di quelli così corti in termini di PS, ma di quelli a cavallo tra la fine degli anni ’90 e i primissimi anni del Terzo Millennio. Non era solo un copilota che correva da 27 anni.

La storia dei rally italiani ha vissuto nel Salento (20 giugno 2003) una delle pagine più tragiche. L’incidente della Peugeot 206 numero 7 guidata da Andrea Aghini, in quella maledetta “S3” a fine della PS Litoranea, ci privò di Loris Roggia (nel 1994 con Gibo Pianezzola al Rally Il Ciocco, foto Archivio Famiglia Roggia). Ma chi è costui, 20 anni dopo? Quale eredità ci ha lasciato? Cosa resta di lui? Roggia era già 20 anni fa uomo-simbolo dei rally moderni, non di quelli così corti in termini di PS, ma di quelli a cavallo tra la fine degli anni ’90 e i primissimi anni del Terzo Millennio. Era un copilota che correva da 27 anni. Era colui che ormai da una decina di stagioni – con rara abilità – tesseva la tela organizzativa di gare di successo, come il Rally Città di Bassano, il Rally San Martino di Castrozza, eccetera. Parlava poco, anzi per la verità le parole dovevi estorcergliele con lo sguardo, perché voleva essere sicuro che tu volessi davvero sentirti dire quello che stava pensando (che non corrispondeva quasi mai alla tua idea). Loris era così umile, taciturno e apparentemente sovrapensiero che, non conoscendolo e se non ci fossero stati i suoi risultati a certificare la sua genialità e le sue intuizioni, non gli avresti affidato mai qualcosa di importante. Eppure, ad esempio, Rallylink.it è lì a testimoniare quanto fosse avanti Loris. Nato come un forum “carbonaro” riuscì a creare movimenti di opinione politica che sfidarono apertamente la federazione, per poi farlo diventare con il suo amico e socio Claudio Carusi uno dei punti di riferimento dell’informazione rallystica online. La morte di Loris si consumò nel volgere di pochi minuti. Dopo 20 anni non ha più importanza il motivo dell’incidente, le eredità lasciate da Roggia ad iniziare dalla moglie Cristina (che su questo numero di RS, nelle pagine successive lo ricorda) e dai figli, fino alle gare e alla comunicazione (fece anche il cronista per RallyReport) sono lì a ricordarci quanto siamo stati fortunati a confrontarci con un innovatore e con un ricoluzionario come lui. Tutti, amici e conoscenti, chi gli vuole e gli ha voluto bene, così come chi gli ha girato le spalle e lo ha tradito, hanno un pensiero per lui. E noi, che siamo ancora suoi amici, lo ricordiamo dedicandogli alcune pagine. Lo facciamo per lui, per gli amici e soprattutto perché se ci fosse un ventenne che, per caso, non avesse mai sentito parlare di questo uomo tanto straordinario, marito premuroso, padre meraviglioso, copilota di successo e organizzatore creativo, riteniamo sia nostro dovere morale fargli sapere perché era ed è importante Loris Roggia.

Come vi consiglio di scoprire o riscoprire Loris nelle dolci parole e nei ricordi di Cristina Larcher, altrettanto vi consiglio di divorarvi questo numero di RS, in edicola dal 7-8 di luglio (colgo l’occasione per rammentarvi che abbiamo cambiato data di uscita da tre mesi, spostandola in avanti di 3-4 giorni rispetto al passato perché questo ci permette di inserire e di raccontare con analisi interessanti anche le gare di fine mese). Divoratelo perché non basta rileggere una classifica e gettare qualche foto sparsa per poter pensare di aver realizzato un buon servizio e per poter pensare di aver promosso davvero il nostro amato sport, i nostri amati rally. Le nostre gare e i nostri piloti hanno bisogno di evidenza, hanno bisogno di leggere cronache e approfondimenti che sia davvero degni di questo nome. Così, progettando anche questo numero, abbiamo pensato di farci delle chiacchierate importanti con uomini-rally, quelli veri, quelli che il nostro sport ce l’hanno nel cuore e che hanno vissuto le stagioni in cui i piloti ufficiali nel Mondiale Rally, ad esempio, erano una trentina. Abbiamo parlato con Miki Biasion e, dal due volte campione del mondo rally, ci siamo fatti raccontare tutta la stagione 1983, sia quella dell’ERC e sia quella del CIR. Ricordi, aneddoti e riflessioni di inestimabile valore. Abbiamo incontrato anche Juha Kankkunen, Alister McRae e Franco Cunico, che il mese prima avevamo visto tornare al volante di una Ford Sierra bianca a due ruote motrici nel Rally Campagnolo. Una “goliardata” ci aveva detto. Ma noi sapevamo che c’era di più. E così la chiacchierata è diventata intervista. Buona lettura.