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A proposito delle ricognizioni abusive del Rally Lana…

Ho letto interventi deliranti, come quelli di chi sostiene che le sanzioni siano state un metodo studiato dagli organizzatori per fare cassa. Senza magari pensare che tutto questo si è già tradotto in un danno di immagine molto importante per la manifestazione. Evidentemente non c’era altra scelta e per arrivare a tanto immagino che la situazione su quelle strade fosse un po’ scappata di mano.

Come ampiamente prevedibile quando hanno iniziato a circolare le prime voci, il putiferio è scoppiato e non poteva andare diversamente. Inutile rimarcare i fatti di cui tutti ormai sono a conoscenza, ma forse sarebbe opportuno rallentare un attimo, fare un bel respiro e ragionare sul perchè di questo episodio.

Quello che lascia perplessi è un delirio social che ormai è inevitabile in qualsiasi situazione, ma che per questo particolare episodio sta portando a galla i limiti di un ambiente in cui la conoscenza delle regole ed il loro eventuale rispetto continuano a toccare livelli bassissimi.

Prima di scrivere, parlare o commentare sarebbe giusto informarsi, per avere un quadro più completo possibile sull’accaduto, ma queste sono usanze cadute nel dimenticatoio ed è più facile sbraitare digitalmente per cercare consensi (utili a cosa, poi?) per avere il proprio quarto d’ora di celebrità.

In casi come questi bisogna sempre pensare a tutto il contesto. Noi siamo appassionati di rally e facciamo puntualmente l’errore di dare per scontate troppe cose; come ad esempio che le gare ed il loro contorno non creino disagio. I rallysti – per fare sopravvivere i rally – devono avere il massimo rispetto della popolazione locale e troppo spesso questo aspetto viene trascurato. Gli organizzatori fanno enormi sacrifici, dedicando il loro tempo libero alle manifestazioni ed esponendosi a rischi legali potenzialmente molto alti, ovviamente con un potenziale tornaconto che però non è scontato e che spesso si traduce in un successo quando il bilancio è in pareggio. In tutto questo, il rapporto con il territorio è alla base di tutto e se da quel territorio che ospita una gara arrivano lamentele un organizzatore non può e non deve chiudere gli occhi. Per il bene della sua gara e della disciplina. Se un sindaco di un paese attraversato da una prova speciale riceve segnalazioni da abitanti esasperati da macchine che gli passano a velocità non consone sulla porta di casa, il suo ruolo gli impone di farlo presente all’organizzatore. Che a sua volta, per non perdere credibilità e serietà nei confronti di chi lo ospita (e spesso gli versa pure qualche contributo) non deve fare finta di niente.

Ho letto interventi deliranti, come quelli di chi sostiene che le sanzioni siano state un metodo studiato dagli organizzatori per fare cassa. Senza magari pensare che tutto questo si è già tradotto in un danno di immagine molto importante per la manifestazione. Evidentemente non c’era altra scelta e per arrivare a tanto immagino che la situazione su quelle strade fosse un po’ scappata di mano.

Le lamentele dei diretti interessati sono comprensibili, o forse no, dipende da come la si vede. Ma dal momento che si va a provare fuori dagli orari consentiti, se si è letto il regolamento, bisogna essere consapevoli del potenziale rischio che si corre. E non ci sono appigli a cui aggrapparsi in caso si venga pizzicati. Sarebbe come arrampicarsi su uno specchio cosparso di olio.

Non è questione di fare i bacchettoni, i saccenti o di puntare il dito da dietro una tastiera, ma semplicemente di provare ad aprire gli occhi per capire come stanno realmente le cose.

A Biella sono state registrate delle infrazioni ad un regolamento che tutti i titolari di licenza sportiva hanno accettato al momento del rilascio della stessa. Non solo. I concorrenti di una gara, al momento della loro iscrizione accettano un regolamento e si presume che ne siano a conoscenza.

C’è chi sostiene esagerata la sanzione pecuniaria di 5000€, ma quello è scritto nella norma (articolo 15.3.5 delle Norme Generali Rally 2023) e questo tipo di pena è applicata dal direttore di gara, senza la possibilità di qualsiasi discrezione sull’importo comminato.

C’è chi grida già alla rivoluzione, pensando di andare a correre in Francia. Ma forse non sa che anche oltre le Alpi (e molto più che qui) c’è pochissima tolleranza per certi comportamenti e che le pene possono essere molto più severe di una cifra che poi non è altro che il budget medio per una gara di zona con una vettura medio/piccola se si contano noleggio, gomme, benzina e spese di trasferta.