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Addio a Pietro Polese, il signor Alpine

A Treviso se n’è andato, a 84 anni, Pietro Polese che fu uno dei più grandi interpreti dell’Alpine A110. Corse anche con la Stratos, la 131 Abarth e l’inconsueta De Tomaso Pantera

Aveva 84 anni Pietro Polese che ci ha lasciato giovedì 16 novembre. Era nato il 30 aprile 1939 a Treviso. In un mondo che fa sempre troppo di fretta probabilmente il nome del pilota veneto dice poco alle nuove generazioni ma lui, assieme ai conterranei Aldo Fasan, Tony Fassina e Giuliano Altoè è stato uno dei quattro “moschettieri italiani” dell’Alpine A110, una sorta di risposta tricolore al poker francese con le Alpine ufficiali formato da Bernard Darniche, Jean Claude Andruet, Jean Pierre Nicolas e Jean Luc Thérier.

Pietro, per tutti Mario, Polese con la berlinetta di Dieppe è stato un grande protagonista dei rally italiani nella prima metà degli anni ’70 vincendo un po’ dappertutto. Il Due Valli a Verona, il Campagnolo, la Coppa Feraboli ma anche il Valli Imperiesi o la Coppa Liburna senza dimenticare l’innevato Valle d’Aosta o il Rally Città di Modena sono gare che fanno parte del palmarès del trevigiano.

Aveva iniziato la sua attività rallistica a metà degli anni ’60 ed aveva cominciato a mettersi in mostra con la Simca 1000 per poi passare alla R8 Gordini con cui, sul finire del decennio, era riuscito a vincere un Appennino Reggiano. Nel 1971 la decisione di salire sull’Alpine A110 preparata da Terrosi con cui entrò subito in simbiosi vincendo in quattro stagioni numerose gare del Centro Nord e con cui, nel 1973, andò vicino a conquistare il successo nel TRN, il Trofeo Rally Nazionali.

Nel biennio successivo si alternerà tra la Lancia Stratos e l’inconsueta De Tomaso Pantera mentre il 1977, la sua ultima annata “piena”, lo vide al volante della Fiat 131 Abarth del Jolly Club preparata da Nocentini con cui vinse, affiancato da Albino Gabriel, il Rally del Lazio ed andò vicino ad imporsi nel RAAB, Rally Alto Appennino Bolognese.