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Davide Medici pilota l’azienda di famiglia per la produzione di mascherine

Davide Medici riconverte la sua azienda per le mascherine

Una sfida inedita ed inaspettata, raccolta con entusiasmo, passione e la ferma determinazione di dare il proprio contributo alla popolazione in questa surreale crisi sanitaria. È quella raccolta da Davide Medici, ben noto pilota reggiano ora ai comandi dell’azienda di famiglia, la Medici Style: da inizio settimana, infatti, la società di Vezzano sul Crostolo – una quindicina di dipendenti e fatturato annuo prossimo ai due milioni di Euro – ha iniziato ad assemblare le mascherine.

Davide, sino a quindi giorni fa, a livello professionale, i tuoi orizzonti erano rappresentati dalla produzione e dall’allestimento di interni in pelle per auto. Poi, la riconversione-lampo. Raccontacela.

“La settimana scorsa abbiamo risposto alla chiamata di Unindustria, che ci ha chiesto di prestare il nostro servizio nella filiera della produzione delle mascherine. Ci abbiamo riflettuto brevemente, poi ci siamo tuffati in quest’avventura, investendo in alcuni macchinari e coinvolgendo parte del nostro personale, dal quale abbiamo avuto un riscontro totalmente affermativo. Da lunedì 30 marzo, siamo operativi e l’obiettivo è quello di produrre circa seimila mascherine al giorno”.

Una mezza rivoluzione in una settimana. Quali gli aspetti più critici di questa scelta?

“Il primo momento critico è stato quello in cui ci siamo trovati di fronte alla scelta da prendere: dopo 40 anni di attività nel settore degli interni per auto, non è stato facile spostare l’attività su un prodotto a noi sconosciuto. Una volta dato il via all’operazione, ci sono state le difficoltà pratiche. Sebbene il processo sia simile a quello che seguiamo abitualmente, ci sono molti aspetti inediti: le macchine per cucire sono diverse (ne abbiamo acquistate cinque) ed il nostro personale ha quindi dovuto fare un po’ di addestramento; essendo molto preparati ed altrettanto pronti ad affrontare questa novità, per fortuna ai nostri collaboratori hanno risposto alla grande, assicurando subito un servizio assolutamente efficiente. Da parte nostra, c’è stata anche la difficoltà d’installare e programmare le macchine ed affrontare quei piccoli imprevisti tipici di quando s’inizia un’attività nuova. Inoltre, naturalmente abbiamo dovuto pensare anche mettere la nuova linea produttiva in sicurezza, sanificando l’ambiente e garantendo ai nostri collaboratori le giuste distanze e fornendoli di tutti i dispositivi necessari (mascherine, cuffie, guanti)”.  

In pratica, cosa fanno i vostri collaboratori?
“Il materiale lo riceviamo dalla Nuova Sapi di Casalgrande (paese del distretto ceramico reggiano): assembliamo il tessuto (certificato) con l’elastico e gli altri componenti e completiamo la confezione con l’imballo per poi rimandare il tutto alla stessa azienda, che provvedere alla commercializzazione”.

Siete passati da prodotti anche di lusso – lavorate, tra gli altri, per Pagani e Lamborghini, oltre che per concessionari e privati – alle mascherine.

“Un cambiamento epocale. Non solo per il prodotto in sé, ma anche per l’approccio: se nel business degli interni in pelle il timing non è un fattore cruciale, adesso dobbiamo porci obiettivi stringenti, per poter rispondere alla domanda del mercato e, anche, per arrivare al fatidico punto di pareggio. Se solo tre mesi fa mi avessero detto che ci saremmo imbarcati in quest’esperienza, non ci avrei creduto: invece, quest’emergenza di ha portati a metterci a disposizione della comunità, cosa che abbiamo fatto più che volentieri”.

Come state vivendo questo momento così particolare in azienda, e così drammatico per la popolazione?
“È un mix esplosivo di emozioni – continua il 40enne amministratore delegato -. Da un lato lo stress, che ora riguarda l’impostazione, la verifica e l’analisi metodologica per raggiungere gli obiettivi prefissati, ma anche quei piccoli ed inevitabili imprevisti che si verificano in situazioni del genere. D’altra parte, però, c’è l’adrenalina dettata dalla voglia di aiutare la comunità. Ecco, questa è la benzina che spinge noi amministratori (al fianco di Davide ci sono il fratello Simone e papà Maurizio, fondatore dell’azienda e responsabile ora del restauro delle auto d’epoca) ed i nostri collaboratori”.

Oggi siete totalmente concentrati sulla produzione delle mascherine. Ma quando il COVID-19 sarà un ricordo, pensi che la vostra azienda manterrà questa linea di produzione, affiancandola a quella che rappresenta il vostro core business storico?

“In effetti, è una riflessione che stiamo iniziando a sviluppare. Potrebbe essere un’opportunità per l’azienda – concetto colto al volo anche dai nostri dipendenti -, dovremo capire se ci siano le condizioni per impostare un business a lungo termine. Ma adesso è presto, in questo momento l’obiettivo è servire la comunità”.

Com’è stata accolta dai reggiani questa volta scelta?

“Ho riscontrato stupore e riconoscenza. Abbiamo ricevuto tantissimi complimenti ed incoraggiamenti, direi che c’è stato il pieno supporto da parte della gente. Uno stimolo in più a… spingere sull’acceleratore e cercare di migliorarci, per poter dare sempre di più alla gente”.

Anche il mondo dei rally si è attivato per combattere il coronavirus.

“Sì, sappiamo che Pedro ed altri si stanno rendendo utili per reperire ed importare le mascherine. Mi ha fatto piacere, inoltre, riscontrare tanta solidarietà, vedere come tutti – non solo nel nostro ambiente rallystico – siano consapevoli di quanto importante sia aiutare medici e sanitari, ovvero coloro che ci stanno proteggendo in questa situazione così drammatica.  notare come in tanti diano qualcosa per aiutare il proprio paese ed i propri connazionali. È di grande conforto…”.

Spostiamo l’obiettivo al futuro: prova ad immaginare il momento in cui COVID-19 sarà solo un terribile ricordo. Che domani ci aspetta?

“Sarà inevitabilmente in salita. Gli indicatori sono difficile da interpretare, in questo momento, ma è chiaro che la situazione finanziaria ed industriale è critica: il mondo dell’industria è pressoché fermo, sarà difficile ripartire. Spero che i politici, anche quelli che guidano le sorti della Comunità Europea, si mettano la mano sul cuore e prendano in mano la situazione di tutte le nazioni, investendo su aziende e lavoratori. Solo così se ne potrà uscire”.

Sinora abbiamo parlato della tua azienda e, dunque, del Davide Medici industriale. Ma sei anche un pilota e, allora, la stessa domanda che ti ho appena fatto te la pongo in quest’altra prospettiva.
“Le difficoltà che incontrerà il mondo industriale si rifletteranno fatalmente, e pesantemente, anche sullo sport e sui nostri amati rally. Le risorse saranno limitate, le aziende dovranno pensare a ben altro che a fare comunicazione. Ci vorrà molto tempo prima che si possa tornare a reperire sponsor come accadeva sino a pochi mesi fa. Per dire, io quest’anno avevo in mente di correre l’IRCup, ma ora in testa ho solo la salute dei miei familiari e dei nostri dipendenti ed il futuro l’azienda. Anche se siamo risusciti a tenere aperta parte della nostra attività con questa decisione di produrre le mascherine, una volta che sarà terminata la crisi non ci troveremo di certo a navigare nell’oro. Dovremo lavorare duramente, come tutti. Poi, ecco, mi auguro che a dicembre si possa correre l’Appennino Reggiano e che, per allora, sia nelle condizioni di disputare almeno il rally di casa”.

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