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Dal 2025 attese le Rally1 evo, ma chi comanda nel WRC?

Toyota Yaris Rally1 di Kalle Rovanpera

Mentre in FIA bussano da tempo Stellantis (che possiede i marchi Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroen, Dodge, DS, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot e Vauxhall), Skoda e Alpine chiedendo di entrare con l’elettrico che, però, avrebbe appunto bisogno di rally ancor più corti di quelli che si corrono in Italia, dall’altra parte Toyota, Ford e Hyundai vogliono soluzioni diverse e non sembrano disponibili a competere con le vetture elettriche in termini di classifica assoluta.

Osserviamo da un po’ le mosse politiche della FIA e le scaramucce dei team principal delle varie squadre e ci pare che, arrivati ormai a metà del 2023, non si sappia ancora quale strada imboccare realmente. Si potrebbe fare un passo indietro e abbassare i costi ripartendo dalla cosiddette Rally2 Plus spinte da carburanti alternativi ed ecologici e contestualmente si potrebbe trovare il modo di aprire all’elettrico, che però ha il grande difetto di non garantire percorrenze elevate in regime di gara (si parla di un’autonomia massima di poco più di 10 km). In alternativa, si potrebbe vietare, questo e quello, e proseguire nella direzione insostenibile di una ulteriore evoluzione delle Rally1 Hybrid, un ibrido che il mondo intero sa essere finto come le monete da 500 euro. Non c’è molto altro da inventarsi, salvo creare una categoria prototipi aperta a tutto, anche alle vetture ad acqua, che poi sarebbe la scelta più logica: correre con tutto, ma in sicurezza.

E così, mentre in FIA bussano da tempo Stellantis (che possiede i marchi Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroen, Dodge, DS, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot e Vauxhall), Skoda e Alpine chiedendo di entrare con l’elettrico che, però, avrebbe appunto bisogno di rally ancor più corti di quelli che si corrono in Italia, dall’altra parte Toyota, Ford e Hyundai vogliono soluzioni diverse e non sembrano disponibili a competere con le vetture elettriche in termini di classifica assoluta. Messa così sembra che comandino le 2,5 Case presenti e che addirittura si tema di poter perdere pure quel poco che è rimasto. A noi pare, invece, ci sia solo un tira e molla generato da tanta insoddisfazione. Insoddisfazione legata alle ultime scelte che hanno trasformato i rally mondiali in business, mentre un tempo erano abilmente usati per fare marketing.

Il punto è semplice. I rally non si vedono più, sono stati fatti quasi sparire, sono stati portati lontani dalla gente, sono stati svuotati di eventi collaterali “puppando” tutti i soldi agli organizzatori solo per creare una TV per pochi (una iper-nicchia della nicchia) e quindi non aiutano più a fare vendere o sviluppare le auto in produzione di serie, come accadeva fino ai tempi delle WRC. Rally lontani dalle persone e dai centri abitati, rally senza unicità sempre più uguali tra loro e sempre più omologati, quindi senza fascino, fanno sì che adesso si litighi per raschiare il fondo del barile, cioè vendere le proprie auto da corsa ai clienti sportivi, nella speranza di intaccare le vendite di Skoda, che nella R5 e Rally2 ha trovato il pozzo della fortuna. Dunque, chi comanda davvero nel WRC? La FIA, che ormai con tutte le multe che fa sembra essere più un comando operativo della polizia municipale, o tre ingegneri con alle spalle due Costruttori veri e uno semi ufficiale? C’è qualcuno in grado di prendere decisioni e contestualmente assumersene le responsabilità in pubblico?

Chi non è d’accordo con il fatto che minimo quattro team Costruttori sarebbero la prospettiva ideale per il WRC e che qualsiasi numero inferiore è sintomo di ennesimo fallimento politico-sportivo, ci faccia sapere perché non è d’accordo. Autosport e poche ore dopo il sito Motorsport hanno fatto cenno nei giorni scorsi all’interesse di tre Case (prima citate) per l’elettrico. L’introduzione dei nuovi regolamenti ibridi Rally1 lo scorso anno aveva lo scopo di attirare almeno un nuovo marchio, ma finora il set di regole attuale, che dovrebbe durare fino al 2024, deve ancora raggiungere questo obiettivo. E deve recuperare anche un ulteriore Costruttore, visto che intanto Citroen se n’è andata… E affinché queste scelte abbiano successo, sono necessari chiari e semplici regolamenti e un percorso futuro a lungo termine per il WRC, che deve tornare in mezzo alla gente.

Peter Thul si è limitato a dire che stanno lavorando, loro. “Abbiamo tre opzioni. Non ne parleremo fino a quando non avremo una fattibilità certa, poiché è un sistema molto fragile. Ma avere quattro produttori sarebbe l’ideale. Abbiamo una strategia su chi ci stiamo cercando di coinvolgere. Lo stiamo facendo insieme alla FIA, perché sarà la federazione a prendere una decisione”. E speriamo non segua il consiglio di Thierry Neuville che, in risposta ad Autosport, aveva consigliato alla FIA di preoccuparsi di più di cosa fare per tenersi le attuali 2,5 squadre e non pensare ad altro (post cancellato in pochi minuti, ma intanto finito nelle chat di mezzo mondo).

“L’industria automobilistica sta cambiando direzione e l’elettrico non è un’opzione per i rally se vogliamo mantenere questo formato e tecnologia attuali. La cosa buona con l’attuale regolamento Rally1 è che il 75% dell’auto può restare così com’è e quindi c’è solo da scegliere quale combinazione di trasmissione adottare. Riteniamo che il carburante sostenibile e persino l’e-fuel sia una buona opzione per il futuro e molto importante per le auto esistenti e anche per i mercati che non possono fare pura elettrificazione”, dice ancora Thul, che a questo punto conferma che una decisione in realtà è stata già presa: evolvere ancora vetture supercostose come le Rally1 per agevolare i 2,5 Costruttori presenti e per rendere la vita difficile agli altri che, dovrebbero partire da zero per realizzare una delle auto da rally più costose della storia, che tra l’altro possono correre solo nel Mondiale senza dare alcun ritorno in termini di marketing.

E in effetti, se è vero che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, anche il fatto che non si prenda subito una decisione pubblica sul futuro del WRC è indicativa del fatto che una decisione in fondo è stata già presa, e cioè quella di rendere la vita impossibile a qualsiasi altro nuovo team volesse affacciarsi nell’immediato al WRC, lasciando il vantaggio in mano a Toyota, Ford e Hyundai. Perché non fare partire tutti da zero con identiche e pensare ad evolvere quelle attuali che tra l’altro hanno dimostrato di essere green solo per circa 4 chilometri a rally?