Addio a Giovanni Alberti, pilota poliedrico e vincente
Ci sono vite che sembrano uscite dalla penna di uno sceneggiatore, un film umanamente coinvolgente in una trama dove il successo e la felicità viene segnata indelebilmente da una tragedia. Così è la storia di Giovanni Alberti, che se ne è andato a meno una settimana di distanza dalla moglie Piera: 94 anni lei, quasi 102 lui.
Una esistenza a tratti esaltante ma devastata dal dolore più grande: vedersi morire tra le braccia il figlio Alberto, che condivideva la sua più grande passione – l’automobilismo – e che con la sua Lancia Stratos era diventato una delle grandi promesse delle specialità nel giro di pochissime gare su strada. Anzi, già alla prima: il Rally Quattro Regioni del maggio 1980, di fatto il suo primo vero rally dopo qualche stagione di pista e un debutto clamoroso per prestazioni al Giro d’Italia ‘79.
La gara di casa per Alberto e per la sorella Maddalena al suo fianco, un rally valevole per il Campionato Europeo e per quello Italiano. Dopo il primo lotto di prove speciali, al parco assistenza di Salsomaggiore, la rossa Stratos con il tetto bianco numero 36 di quel ventiquattrenne sconosciuto era davanti a tutti. Cioè piloti come Biasion, Bettega, Vudafieri, Tognana, Tabaton, “Tony”, Cerrato e Bernard Beguin, che alla fine la gara la vinse mentre Alberto non la concluse.
Ma Alberto rimase sulla bocca, e negli occhi, di tutti come un fenomeno: perché il giocare in casa non era certo sufficiente a giustificare il suo primato. Ci riprovò a giugno al Ciocco e di nuovo fece mirabilie, ritirandosi di nuovo quando era quarto assoluto. A quel punto della stagione tricolore era il turno del Colline di Romagna. Ma nelle ricognizioni, al volante di una Porsche Carrera con il navigatore Barriani, Alberto uscì di strada.
Raggiunto dal padre che era a poca distanza, Alberto morì tra le sue braccia nell’auto con cui lo stavano trasportando verso l’ospedale di Faenza: era il 12 luglio 1980. Da allora, e per quarant’anni, Giovanni Alberti ha vissuto nel ricordo di Alberto, e con la straordinaria forza di farlo nell’ambiente che era costato la vita al figlio: nei rally.
A Stradella già a fine 1981 nacque in suo onore la Scuderia Alberto Alberti – di cui papà Giovanni era presidente onorario. Lui stesso risalì su quella Stratos targata PV 335775 con al fianco Ivano Albertazzi, anche lui presente in quella tragica notte sul Monte Faggiola. Di che pasta fosse l’imprenditore edile di Santa Margherita Staffora è scritto nell’albo d’oro di tante gare e soprattutto in quello del Rally delle Madonie 1987, che Giovanni Alberti vinse a settant’anni con una Lancia Rally 037 prima di abbandonare il casco.
Giovanni Alberti, era nato nel novembre del 1917 e iniziò a correre solo a 38 anni con una Fiat 1100. Ha gareggiato sia su strada che in pista, sia in Italia che all’estero – persino in Sud America – ed è sempre rimasto vicino all’ambiente agonistico pavese sino alla fine della sua esistenza. Alla figlia Maddalena e ai nipoti le nostre condoglianze più sentite.